E’ uscito ‘Padroni di niente’, il nuovo album di inediti di Fiorella Mannoia. Si tratta di un album concepito durante il lockdown, otto brani scritti con la volonta’ di seguire la scia di pensieri conseguente alla
chiusura. Ha raccontato Fiorella: “In quel momento i nostri pensieri volavano alti, ci interrogavamo sul senso della nostra vita, su dove stavamo andando, che senso aveva tutto questo. Noi occidentali che ci siamo sempre sentiti padroni di tutto, e’ bastata una minuscola entita’ cellulare per metterci in ginocchio tutti e farci capire che in fondo non siamo padroni di niente”.
Emblematica in questo senso anche la copertina dell’album, ispirata al quadro ‘Viandante sul mare di nebbia’ di David Friedrich, che ritrae la Mannoia mentre osserva l’evidente declino della propria civilta’, “costringendo l’osservatore a guardare nella mia stessa direzione”. “Ci siamo domandati se fosse gusto
farlo uscire – racconta la cantante – avremmo potuto rimandarlo di qualche mese, ma anche questa e’ una forma di resistenza, dobbiamo continuare a lavorare”.
Poi continua: “Ci siamo detti che dobbiamo ripartire, a maggio dobbiamo ripartire, che siano grandi o piccoli cantanti, anche se non ci danno spazi adeguati. Questo e’ quello che possiamo fare per i lavoratori dello spettacolo”.
Idee chiare anche per quanto riguarda gli aiuti concreti ai lavoratori, un tema su cui molti artisti hanno detto la loro, tra chi e’ convinto che serva un intervento del governo come Laura Pausini e chi preferirebbe quello personale degli artisti come Fedez. “Ci sono dei fondi come Music Innovation Hub – spiega la Mannoia – nessuno ci vieta di metterci i nostri soldi, ma noi dobbiamo chiedere a gran voce che i lavoratori
dello spettacolo vengano tutelati, l’impegno lo devono prendere, noi nel nostro piccolo possiamo metterci le mani in tasca e buttarli dentro questi fondi. Io sono sempre pronta se mi chiamano”.
E riguardo i nuovi provvedimenti commenta: “Che ora sia chiuso tutto, in questo momento, per carita’, lo capisco, il punto e’ che la prima cosa che si e’ chiuso sono stati teatri e cinema e poi tutto il resto; e’ molto pericoloso far passare il pensiero che cinema, teatro e musica non siano essenziali: sono essenziali come il pane che mangiamo”, conclude.
Angela Tangorra