Con quell’abbraccio gli italiani riscoprono il cuore in una gara abbastanza spenta
Gli amici hanno tutto in comune, dice il saggio, e Vialli e Mancini sono amici da una vita. Ieri sera hanno sofferto insieme quando la partita contro l’Austria non decollava. Poi la gioia. Gianluca Vialli, capo delegazione degli azzurri, è corso in panchina, incontro al mister Mancini per abbracciarlo al primo gol degli azzurri. Un abbraccio liberatorio, un urlo di gioia, durante una gara che non brillante.
La corsa di Vialli a braccia aperte con il sorriso incontro all’amico è il momento che ci ha fatto riscoprire il cuore in una gara spenta in cui l’Italia non aveva saputo concretizzare il risultato. Mancini accoglie il capo delegazione degli azzurri ricambiando l’abbraccio con vigore. In quell’abbraccio c’è tutto: l’amicizia, l’entusiasmo di due eterni campioni, quasi due fratelli, insieme da una vita in campo da giocatori e ora con la nazionale. Non puoi fare a meno di pensare che in quell’abbraccio c’è un inno alla vita e alla gioia di vivere che è nella grande forza esemplare dei Gianluca Vialli che continua a combattere la sua battaglia contro il male che lo ha colpito. In quell’abbraccio c’è la forza e la bellezza della voglia di vivere e della gioia di vivere, un esempio per tutti, in campo e fuori.
Proprio nello stadio di Wembley (dove abbiamo giocato ieri e dove si disputerà la finale) nel 1992 i due ex gemelli del gol della Sampdoria persero la coppa dei Campioni contro il Barcellona. Che sia arrivato il momento di riprendersi qualcosa? Mancini glissa quando in conferenza stampa un giornalista glielo chiede e poi scappa. Il mister parla poco, non si sbilancia mai, pensa all’europeo in corso, partita dopo partita, emozioni dopo emozioni. Quelle emozioni e quelle partite che lui sa di giocare con un uomo in più, un regalo della vita per se stesso, per la squadra e per gli italiani: Gianluca Vialli.
Angela Tangorra
foto dal profilo ufficiale Instagram di Roberto Mancini