Ha confessato il furto. Per 45 anni ha rubato. Adesso mette sul piatto la refurtiva: 11 tracce, 11 canzoni di Bob Dylan tradotte con la sua sensibilità e arrangiate. “De Gregori canta Bob Dylan – Amore e furto” è il titolo del nuovo album. Già, perché Francesco è De Gregori grazie anche a Bob Dylan: “Io mi sono nutrito del modo di scrivere di Dylan, perciò la lingua di questi testi risulterà familiare a chi conosce bene le mie canzoni”. Il primo furto nella casa poetica di Dylan l’ha commesso da minorenne: “Quando l’ho scoperto a 14 anni, con quel suono così poco allineato del periodo elettrico, l’ho assorbito come una spugna”. Tra le 11 canzoni c’è
‘Desolation Row’, già tradotta e cantata con De Andre’ nel 1974: “Io e Fabrizio, giovani e fieri com’eravamo, ci scostammo dall’originale trasferendo nel testo il nostro mondo letterario: 40 anni dopo ho avvertito un maggiore senso di responsabilità”. La versione oggi è più fedele ma non fa rimpiangere la prima: il risultato è che sono due capolavori. De Gregori in realtà confessa quel che tutti già sapevamo: “Dopo anni in cui i nostri nomi sono stati affiancati da altri, ho deciso di affiancarli io senza nascondermi: qui gli ho rubato perfino il titolo!”, dice De Gregori riferendosi a “Love and Theft”, “Amore e furto” appunto. E’ stato un lavoro di traduzione non facile e rischioso: “Il mio terrore era mettere troppo me stesso nelle traduzioni: se voglio dire qualcosa di mio, la dico nelle mie canzoni, qui ci tenevo alla fedeltà”.
Per i suoi estimatori e per quelli di Dylan questo è un aspetto irrilevante: De Gregori c’è e si sente. Né poteva essere altrimenti.
Il primo singolo è “Un angioletto come te” (“Sweetheart Like You”). “Certe canzoni che adoro – confessa il “ladro” – come ‘My Back Pages’ o ‘Just Like a Woman’ semplicemente non funzionano in italiano, qui c’è tutto il Dylan che sono riuscito a tradurre”. E siccome l’inglese tradotto in italiano non rende le rime De Gregori arriva a misurarsi con un quasi rap in ‘Acido seminterrato’ (‘Subterranean Homesick Blues’).
L’esito è che questo album-confessione con il legittimo proprietario non c’entra più nulla. E diventa l’ultimo album di De Gregori.
Maurizio Angelillo