L’atleta azzurro che fa la storia dello sport italiano, ringrazia la mamma e la sua mental coach pugliese. E’ cresciuto con il mito di Pietro Mennea
Ha corso più che poteva Marcell Jacobs che racconta che ha corso alla velocità di più di 43 km all’ora per inseguire “il mio sogno di quando ero bambino”.
L’atleta che ha consegnato la medaglia d’oro storica nei 100 metri all’Italia ammette che ogni atleta che arriva alle Olimpiadi, anche il piu’ ‘sconosciuto’ – come qualche avversario sorpreso ha gia’ definito l’italiano nuovo re olimpico dei 100 -, sogna di vincere l’oro.
Lui lo ha fatto nella gara regina della Regina dei Giochi. E ha vinto perché ha gareggiato con la sua arma segreta: la semplicità. La stessa semplicità che si sente nelle sue parole: “Ho corso più che potevo”, come racconta subito dopo la foto di rito, la stessa per la quale in passato hanno posato campioni come Usain Bolt e Carl Lewis.
Marcell Jacobs, texano di El Paso con madre di Desenzano e che non parla inglese riesce a scherzare su questo e dice: ”e ora come faccio con le tv del mondo? Io scappo..”. Si veste di tricolore, abbraccia Tamberi e poi sulla pista si inginocchia vicino al tabellone che porta la scritta “Jacobs, 100 m, gold, 9”80″.
E’ di nuovo record europeo e italiano, con una sequenza spaventosa negli ultimi mesi: 9”95 a Savona, 9”94 in batteria, 9”84 in semifinale, e poi la finale che lo consacra “l’uomo più veloce del mondo”.
Ha detto: ”Ho chiesto un ultimo sforzo al mio corpo . Ha bisogno di riposo, ma prima di mettermi ai blocchi gli ho detto: forza, dammi un’ultima chance e ti assicuro che poi ti lascio in pace…E lui mi ha risposto”.
Ha definito la sua corsa tecnicamente perfetta e spiega di aver pensato solo a se stesso. “Guardavo la corsia e non gli altri. Li ho visti solo al traguardo e allora ho gridato forte, prima di abbracciare Tamberi che era li’ sulla pista”.
Lui e Gianmarco Tamberi che ha conquistato l’oro nel salto in alto sono legati.
“Lui ha avuto un percorso terribile – dice – ma anche io ho preso le mie batoste”. Curate insieme alla mental coach Nicoletta Romanazzi, pugliese di Putignano, che lo ha aiutato a superare lo choc dell’abbandono del padre (“una volta risolto, e’ andato tutto meglio”, ammise Marcell un giorno): per questo, dopo la quotidiana telefonata del mattino, l’ha ringraziata in tv subito dopo il suo sprint olimpionico.
“Devo dire grazie a mia madre, la mia prima tifosa. E tutta l’Italia che ha tifato per me”, ha dichiarato.
Ora aspetta la premiazione di domani: “Ho fatto il record europeo – conclude – ma quello magari tra 13 anni magari qualcuno te lo toglie. Questo oro invece non me lo toglie piu’ nessuno: domani me lo guardo sul podio mentre suonano l’inno, e poi me lo appendo a casa sul muro piu’ grande”. Poi aggiunge: ”Nella mia testa mi chiedevo sempre, cosa ho meno degli altri? Niente, era la risposta, puoi correre piu’ forte anche tu”.
Angela Tangorra