“Mio papà e mamma non hanno mai pensato di fare questa cosa”. Sono le parole del fratello di Saman Abbas, la 18enne pakistana sparita da Novellara, in provincia di Reggio Emilia, lo scorso 30 aprile. È quanto emerge dagli atti citati dal Riesame di Bologna.
Il giovane, ascoltato il 18 giugno, ha poi aggiunto che l’ideazione e l’esecuzione dell’omicidio sarebbero da attribuire allo zio Danish, a sua volta fortemente spinto da due cugini, diversi da quelli che sono già indagati. Il cerchio, dunque, sembra iniziare a stringersi confermando il sospetto degli inquirenti secondo cui Saman, fidanzata con Saqib Ayub, sia stata uccisa per essersi opposta a un matrimonio combinato in Pakistan.
Intanto Claudio Falletti, legale del fidanzato di Saman, ha depositato un ricorso al comitato delle sparizioni forzate dell’Onu a Ginevra per chiedere che si continui a ricercare “cum vita”, cioè a prescindere dalla morte della 18enne, non soltanto in Italia, ma che le ricerche vengano estese con più attenzione anche negli altri Pesi europei dove lo zio e l’altro cugino ancora latitanti si sono mossi, ovvero in direzione Barcellona e Francia”. Il fidanzato chiede che non vengano spenti i riflettori sulla vicenda anche alla luce di quanto emerso sempre dall’incidente probatorio. Il fratello di Saman ha infatti raccontato di aver sentito parlare i parenti durante una riunione di famiglia il 30 aprile nella quale si faceva riferimento alla volontà di “fare a pezzi il corpo della ragazza”.
Anna Piscopo