Aperture verso l’impiego dell’energia nucleare in Italia arrivano stamani dalla Puglia, dove il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sta partecipando alla terza giornata di Digithon, la maratona digitale. “Non sono un fan del nucleare – ha detto il ministro – però non sono nemmeno uno che lo condanna il nucleare, e non sono fan di nessuna tecnologia. Però, essendo uno scienziato, secondo me la soluzione ancora non l’abbiamo ma se smettiamo di studiare, di fare ricerca e innovazione, certamente la soluzione non viene da sola”. “Secondo me questo è il momento dello studio”, ha aggiunto il ministro.
“La chiusura delle centrali nucleari è avvenuta per via dell’incidente di Fukushima, sull’onda anche un po’ emotiva, però la cosa più urgente in questo momento è chiudere le centrali a carbone entro il 2025”, ha proseguito Cingolani, rispondendo ad una domanda sul dibattito in Germania relativo al dare priorità alla chiusura delle centrali nucleari rispetto a quelle a carbone. “C’è un documento di intellettuali e scienziati tedeschi – ha continuato il ministro – che chiede di allungare un po’ l’utilizzo del nucleare proprio per favorire la crescita delle rinnovabili, perché comunque le rinnovabili chiedono tempo. Se devo supportarle con qualcosa che produce energia in maniera continua, adesso, avendo già una centrale nucleare, meglio tenere quella che tenere in funzione quelle a carbone. Diverso sarebbe costruirla”.
E qui entra in gioco il ruolo del gas. “Per eliminare il carbone e passare alle energie rinnovabili, per la transizione, ci vogliono decine di anni durante i quali il gas è oggettivamente il vettore energetico della transizione: è vero che è fossile ma produce meno CO2 del carbone e garantisce in combinazione con le rinnovabili la continuità della rete”. Sui rincari delle bollette di gas e luce, il ministro ha chiarito la situazione. “Oggi affrontiamo l’inverno con riserve di gas al minimo: non l’Italia, per fortuna, che ha riserve fino all’80%, però altri paesi del nord Europa hanno problemi. E in parte l’aumento dei prezzi del gas dipende da questo, da un problema di domanda e di offerta”. Poi ha svelato la strategia di mercato dei fornitori di gas. “Aver esasperato a parole – ha spiegato – il fatto che il gas va eliminato il prima possibile, ha creato il cosiddetto nervosismo di mercato: i provider del gas hanno detto ‘se demonizzate il gas vi facciamo vedere che chiudendo i rubinetti avete dei problemi'”. Senza tralasciare il “problema geopolitico importante: deve partire il Nord Stream e la Russia vuole essere sicura che non ci siano retromarce”. “Quindi – ha concluso Cingolani – una serie di fatti tengono il prezzo del gas alto, che pesa per l’80% sulla bolletta, il restante 20% dipende dall’aumento del costo della CO2, quindi la transizione ecologica pesa per il 20% sulla bolletta”.
Cingolani ha poi parlato del ruolo della Puglia, nel Mezzogiorno, di capofila della transizione ecologica. “Bisogna creare degli ecosistemi. A mio parere la Puglia nel Sud è una regione molto più avanzata della media. Ha delle caratteristiche forti. Anche economiche, di dinamicità – ha osservato Cingolani – vedo la Puglia un po’ come la locomotiva di quella parte dell’Italia che è un po’ più lenta. Quindi se non ci riesce la Puglia al Sud, difficile che ci riescano altri. Credo che da questo punto di vista si possa essere ottimisti”.
Stefania Losito