Dopo l’operazione della Guardia di finanza c’è il sospetto che ci sia la “regia” di consulenti
Il sospetto è che dietro ai furbetti del reddito di cittadinanza possano esserci organizzazioni criminali, con l’aiuto di consulenti compiacenti che suggeriscono come truccare le carte. L’operazione “Veritas”, messa a segno qualche giorno fa dalla Guardia di Finanza di Bari, potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. Per il momento sono stati scoperti 109 percettori del sussidio, fra i quali 37 affiliati a clan e 72 loro familiari, che non ne avevano diritto. Ma il prosieguo delle indagini potrebbe scoperchiare un giro molto più vasto. A spiegare i meccanismi utilizzati è il colonnello Massimiliano Tibollo, capo ufficio operazioni del Nucleo di polizia economica e finanziaria della guardia di finanza di Bari.
“Il reddito di cittadinanza – spiega- viene erogato sulla base della certificazione del richiedente, che è tenuto a riferire informazioni fedeli e autentiche riguardanti la propria posizione economica reddituale, il requisito della cittadinanza, infine l’inesistenza di sentenze penali di condanna con riguardo a particolari tipologie di reato estremamente gravi che rappresentano cause ostative alla percezione del contributo”. I controlli vengono eseguiti però a valle e perciò è facile che qualcuno non dica la verità.
Nell’ultima operazione i militari si sono concentrati in particolare sui precedenti penali, che possono riguardare non solo il richiedente ma anche un componente del nucleo familiare, ma in futuro si passeranno al setaccio anche gli altri requisiti grazie ai controlli incrociati con l’Inps.
“Il fenomeno – ammette il colonnello – è particolarmente diffuso. Non possiamo escludere che possano essere presenti organizzazioni criminali che magari, anche attraverso il sostegno di professionisti o di persone che operano nel settore dei servizi, svolgono attività funzionali alla richiesta del reddito di cittadinanza. Contiamo, nelle indagini che svolgeremo in futuro, di poter aggredire anche questo secondo livello”.
I responsabili non solo perdono la misura e nella peggiore delle ipotesi dovranno restituire quanto percepito, ma vengono anche denunciati alla Procura della Repubblica.
Mauro Denigris