Il Consiglio dell’Unione europea fa muro contro la variante Omicron del Covid, che dilaga in tutti i Paesi. Gli Stati membri devono “coordinarsi” nelle restrizioni sui viaggi, evitando misure “sproporzionate” o “dannose” per il mercato unico. Il premier italiano, Mario Draghi, insieme ai colleghi di Portogallo, Grecia e Irlanda, ha imposto l’obbligo di tampone per chi arriva nel proprio Paese dall’estero. Draghi non si fa intimidire dalle accuse di misure eccessive. “L’obbligo del tampone è un’idea sbagliata”, ammonisce il lussemburghese Xavier Bettel. Dello stesso avviso il belga Alexander De Croo o l’estone Karja Kallas. “Quelle misure – chiarisce Draghi, che non fa passi indietro – servono per mantenere il vantaggio dell’Italia su Omicron, va bene il coordinamento Ue, ma sia guidato dalla cautela”. Ma i Grandi, come Germania o Francia, lasciano che sia. “Ogni Paese è sovrano e ha il diritto di inserire ulteriori misure di protezione”, scandisce un alto funzionario Ue. Ma l’invito resta quello di “allinearsi” il più possibile nelle iniziative, di “coordinarsi” e di “informare adeguatamente i partner”, dentro e fuori l’Europa.
Ed è qui che si parla di Green Pass e della durata omogenea in tutti i Paesi membri. La Commissione, sollecitata dai leader, emanerà infatti un nuovo atto delegato per uniformare la durata del certificato: l’indicazione dovrebbe essere quella dei 9 mesi inclusa la terza dose, benché i Paesi membri in ritardo con i vaccini puntino (con scarso successo) ai 12 mesi.
Stefania Losito