Si alza la protesta degli studenti nelle piazze di 40 città, in tutto il Paese, 200 mila secondo gli organizzatori. A Torino è stato scontro con le forze dell’ordine: un gruppo di manifestanti armato di pietre e bastoni ha assaltato la sede dell’Unione Industriali; sette i feriti tra il personale in divisa. Una ventina di giovani, identificati però come appartenenti all’area dei centri sociali cittadini, sono stati individuati e denunciati per violenza e lesioni. Erano almeno tremila in corteo nell’ambito della mobilitazione nazionale del Fronte della Gioventù Comunista. Un gruppo – volto coperto e bastoni alla mano – si è staccato dal corteo e ha forzato il cancello dell’Unione Industriali di via Vela, lanciando vernice contro gli operatori in divisa e cercando di entrare negli uffici. Gli agenti si sono opposti con i manganelli: feriti sei carabinieri e un funzionario di polizia, con 10 giorni di prognosi. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha condannato “con fermezza” l’assalto a Confindustria. Episodi del genere, ha detto ancora, “rischiano di far passare in secondo piano le legittime aspettative degli studenti portate in piazza in modo pacifico”. Nelle immagini della Digos si vedrebbero quelli che per gli investigatori sono militanti di Askatasuna distribuire le uova con la vernice da tirare contro la palazzina. Gli studenti stessi hanno preso le distanze: “I soggetti incappucciati non hanno nulla a che vedere
col mondo studentesco e con le sue rivendicazioni” ha affermato un rappresentante della Consulta.
Tensioni, meno violente, anche a Roma, con uova e oggetti scagliati contro le forze dell’ordine, mentre a Milano sono stati accesi dei fumogeni a Piazza Affari, con gesti irriverenti all’indirizzo della sede della Borsa. “L’alternanza e’ sfruttamento”, lo slogan dei manifestanti che hanno chiesto, come nelle altre città, le dimissioni del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Che
pero’ reagisce: “La scuola – ha messo in chiaro il ministro – non vuole essere al servizio di nessuno se non del Paese”.
Altro bersaglio delle proteste Confindustria, i cui simboli, riportano i ragazzi, sono stati bruciati pubblicamente. “Non si può morire di scuola” il messaggio su uno striscione. Il riferimento è alla morte di due giovanissimi proprio durante uno stage ‘scolastico’: prima Lorenzo Parelli, 18 anni, in un’azienda di Udine; poi, solo pochi giorni fa, Giuseppe Lenoci, sedicenne, vittima di un incidente stradale mentre viaggiava nel furgone di una ditta. I suoi familiari erano in piazza, a Fermo, assieme a universitari e sindacati. Ed e’ dietro allo striscione ‘Con Lorenzo e Giuseppe nel cuore’ che è partita la manifestazione di Bari.
Stefania Losito