“Sull’Ilva il ministero dell’Ambiente e il ministero della Salute non hanno voluto ascoltare le nostre indicazioni e soprattutto per quanto riguarda la valutazione del danno sanitario hanno voluto mettere la polvere sotto al tappeto”. Lo ha dichiarato, in una intervista a Radionorba Giorgio Assennato, direttore dell’Arpa Puglia, l’agenzia regionale per l’ambiente. Pur ottemperando alle prescrizioni dell’Aia, l’autorizzazione di integrata ambientale, “in futuro – ha aggiunto Assennato – se l’azienda dovesse tornare alla produzione di 8 milioni di tonnellate di acciaio comunque ci sarebbe un rischio per me inaccettabile, la soluzione è quella di limitare a sei milioni la produzione e associare una produzione con tecnologie innovative che non danno luogo a emissioni di queste sostanze”. Assennato parla anche dei dati, diffusi dall’Ilva, sui livelli allarmanti di diossina riscontrati nel quartiere Tamburi nel novembre 2014 e febbraio 2015 e che l’azienda attribuisce ad altre fonti di inquinamento: “La nostra idea è diversa da quella dell’Ilva, sono rarissime le situazioni in cui si ha un serio inquinamento da diossine tali da portare a risultati così alti perché, per esempio, anche le cementerie rilasciano diossine, sia dai fumi del camino sia dai materiali solidi di scarto, ma le concentrazioni sono molto basse e non sono assolutamente in grado di dare quel risultato altissimo che io ho paragonato al centro di una discarica della Terra dei fuochi, né è roba di auto bruciata, a meno che non ci sia una sorgente sconosciuta altrettanto inquinante, cosa che non mi risulta”. Assennato parla della situazione attuale del quartiere Tamburi: “Confermiamo il fatto che la qualità dell’aria, nel rione Tamburi, negli ultimi tempi è sempre stata buona tranne in quelle due situazioni, rilevate in via Orsini, che l’Ilva avrebbe dovuto segnalare in tempo utile”.
Maurizio Angelillo