I componenti di due gang nigeriane avrebbero gestito per anni il racket della prostituzione di donne connazionali vittime di tratta e l’accattonaggio di mendicanti. Tutto all’interno del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari e con l’utilizzo di riti voodoo, pestaggi e accoltellamenti. Per questo il Tribunale di Bari ha condannato 23 imputati a pene comprese tra i 19 anni e 6 mesi e i 5 anni e 8 mesi di reclusione al termine del processo di primo grado nei confronti dei presunti componenti di due gruppi criminali ritenuti mafiosi, denominati Vikings e Eiye, più noti come Rossi e Blu dai colori dell’abbigliamento scelto in occasione dei summit.
Secondo l’accusa avevano stabilito la loro base operativa nel Cara e operavano soprattutto nel quartiere Libertà del capoluogo pugliese. L’indagine della squadra mobile di Bari, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, è stata avviata nel 2016 dalla denuncia anonima di alcune presunte vittime.
Gli investigatori hanno accertato che le donne sarebbero state costrette a sottomettersi con violenza fisica e psicologica, considerate “oggetti fabbrica soldi”. Violenze anche nei confronti dei mendicanti, costretti a pagare il pizzo sull’elemosina per garantirsi una postazione davanti ai supermercati di Bari e provincia.
I giudici hanno riconosciuto per tutti l’aggravante del metodo mafioso. Gli imputati, tutti arrestati nel dicembre 2019, erano stati ospiti del Cara fino a un anno prima. Le condanne più elevate, a 19 anni e 8 mesi e a 18 anni di reclusione, sono state inflitte ai due presunti capi dei rispettivi gruppi, il 32enne Osas O Ighoruty e il 26enne Gbidi Trinity.
Anna Piscopo