Al via in Ucraina i referendum per l’annessione alla Russia delle zone occupate, ossia il Donbass, Kherson e Zaporizhzhia. Le consultazioni, secondo fonti di Kiev, sono pesantemente condizionate dai gruppi armati. I soldati russi, secondo la denuncia degli ucraini, costringono la gente a votare. Mosca, dal canto suo, si dice certa che dopo i referendum un eventuale attacco al Donbass sarà un attacco alla Russia.
Contro le consultazioni si sono però schierati i leader del G7. “Non riconosceremo mai”, si legge in una nota, “questi referendum, che sembrano essere un passo verso l’annessione russa, che non riconosceremo”. Nel comunicato si parla di “referendum farsa”, che “non hanno effetto legale e legittimità, come dimostrato dai metodi frettolosi e dalla loro organizzazione, che non rispetta in alcun modo le norme democratiche”. I leader del G7 hanno inoltre invitato “tutti i Paesi” a “rigettare in modo inequivocabile i referendum farsa che cercano di dare una copertura falsa alle sue violazioni e al diritto internazionale”. I leader mondiali si sono detti pronti anche “a imporre nuovi costi economici alla Russia, a individui e enti, dentro e fuori la Russia”.
Intanto, mentre continua la fuga dalla Russia e la Finlandia è costretta ad annunciare che “limiterà gli ingressi in modo significativo”, il Cremlino ha ammesso che c’è stata una “reazione isterica” all’annuncio del richiamo di 300mila riservisti. “Chi muore sarà con Dio”, ha dichiarato il patriarca russo Kirill.
Vincenzo Murgolo