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Alluvione in Spagna, duemila dispersi. Corpi trovati nelle auto sotto un tunnel. Tra le oltre 200 vittime anche un ex calciatore

Se il numero delle vittime è esorbitante e spaventoso, ancora più agghiacciante è quello dei dispersi, quasi duemila (cifra sommaria, ndr), nell’alluvione causata dalla Dana, in spagna, nella comunità di Valencia. “E’ ragionevole pensare che avremo altri morti” anche perché mancano all’appello “1.900 dispersi”, ha detto il ministro dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska. Al momento, “il bilancio delle vittime della catastrofe è salito a 211”. Lo ha detto il premier Pedro Sanchez in un discorso alla tv. 

Tra le oltre 200 vittime delle inondazioni c’è anche un ex giocatore di calcio, il ventottenne José Castillejo Belinchón. Formatosi nel settore giovanile del Valencia, nato nella stessa città il 29 febbraio 1996, ha giocato con l’Eldense nella stagione 2015-2016, in seconda divisione. “Il club Valencia – si legge nell’account X della società – piange la morte di Castillejo, cresciuto nella nostra accademia sino alla primavera, e che ha militato in diverse squadre della Regione”. 

I dati di 1.900 persone scomparse – ha spiegato il ministro dell’Interno – sono le chiamate che il 112 riceve dicendo che non riescono a trovare i loro parenti, ma questo è dovuto per lo più a difetti di comunicazione. Inoltre, le persone che finalmente trovano i loro parenti non lo denunciano, quindi non possiamo fare previsioni di questo tipo. Valutazioni in questo senso ci porterebbero all’errore e non genererebbero fiducia”.
“E’ ragionevole pensare che ci saranno piu’ morti – ha spiegato Grande-Marlaska – non mi piace parlare di numeri probabili. Ci sono pochissime aree in cui non e’ arrivata una qualche autorita’ competente per effettuare i soccorsi”.
Sulla rapidita’ del dispiegamento delle forze armate, Grande-Marlaska ha sostenuto che l’esercito e’ stato dispiegato
fin dal primo giorno ed e’ stato a disposizione della comunità autonoma, che e’ “quella che ha i poteri”. “Abbiamo offerto tutte le risorse disponibili che la Comunita’ autonoma richiede. Questa e’ la nostra funzione”, ha aggiunto.

La ministra della Difesa, Margarita Robles, ha dichiarato che i militari sono in tutti i luoghi in cui si sono verificati i danni causati dalla Dana e che non sa se si sarebbe dovuta dichiarare l’emergenza nazionale, pur riconoscendo che “tutti” sono stati sopraffatti dalla portata della tragedia. “Dal primo momento in cui e’ stata dichiarata la situazione di emergenza, l’UME e’ stata dispiegata nell’area assegnata. Oggi abbiamo duemila soldati dispiegati dai tre eserciti”, ha dichiarato nelle dichiarazioni rilasciate al programma ‘La Bru’jula’ di Onda Cero.

A Valencia è aumentato il contingente militare destinato alla zona per assistere le popolazioni in difficoltà, già 1700 unità nei giorni scorsi.
Sulla possibilità di dichiarare lo stato di allarme, la ministra spagnola ha dichiarato: “Non so se si tratta di
un’emergenza nazionale. In linea di principio, quando la situazione sale al livello 2, l’UME puo’ agire. E’ una decisione
tecnica che deve essere rispettata”. Ha aggiunto: “Tutti sono stati sopraffatti dalla portata” della tragedia, che “non ha
precedenti”.
“Si e’ ritenuto che la zona piu’ difficile fosse quella di Utiel e Requena, ed e’ per questo che l’UME e’ stata inviata” in
queste localita’, secondo la ministra della Difesa che insiste sul fatto che “la cosa importante e’ l’impegno dell’esercito e
del governo” che “sara’ con le persone vive e con quelle morte fino alla fine”.
Sul numero dei dispersi, Margarita Robles ha spiegato di non poterlo dire al momento e ha sottolineato l’importanza del lavoro dell’UME e dell’esercito nella ricerca e nel salvataggio. Fin dal primo giorno – ha concluso – siamo andati con squadre di droni nella zona, ma la situazione meteorologica e la pioggia erano tali che non era possibile volare. Tutto questo deve essere tenuto in considerazione”. 

Aumentano le necessità urgenti dei sopravvissuti, con migliaia di persone da giorni senza luce e accesso all’acqua potabile e con pochissimo cibo. E l’allerta non è ancora finita, come ha di nuovo ribadito nelle ultime ore il premier Pedro Sánchez. Dopo le inondazioni di strade e cale nella provincia andalusa di Huelva della notte tra giovedì e venerdì, l’allerta si è spostata in particolare alle Baleari. “Serve molta precauzione”, hanno avvertito sui social le autorità locali. “Per fortuna la gente sta ascoltando gli avvisi e non sta andando in strada”, ha raccontato un responsabile di polizia della zona al giornale Ultima Hora.
Gli angeli del fango, volontari provenienti da tutto il Paese e anche dall’estero, armati di pale, scope, bottiglie d’acqua e viveri continuano a incamminarsi a piedi dal centro città verso le località dell’hinterland epicentro della tragedia. “Il traffico sta andando al collasso e i servizi d’emergenza non riescono a passare”, ha spiegato il governatore valenciano Carlos Mazón, “vi chiedo di tornare a casa”.
Una delle preoccupazioni principali resta quella di rintracciare chi manca all’appello. Perché in molte delle aree più distrutte la situazione è ancora di totale caos, con melma e sporcizia dappertutto, strade bloccate e macchine accatastate. E sono diversi i punti in cui si teme possano esserci cadaveri non ancora recuperati. “Abbiamo lavorato tutta la notte in un tunnel, lungo l’arteria che va da Alfafar e Benetuser”, ha raccontato un pompiere, “era totalmente allagato, ora è completamente ripulito dall’acqua. Dentro ci sono circa 30, 40 macchine con diverse vittime al loro interno”.

“Oltre 80 km di rete stradale è stata danneggiata e la priorità è riattivare con urgenza l’autostrada A7 interrotta e impossibile da percorrere”, ha spiegato il ministro dei Trasporti, Óscar Puente. Mentre per i treni regionali, dopo la
distruzione di 3 delle 5 linee ferroviarie nella catastrofe, “ci vorranno mesi per essere di nuovo completamente operativi”.
Sul fronte politico, nuovi attacchi al premier Sánchez da parte dell’opposizione. Dopo il popolare Alberto Núñez Feijóo, l’affondo è arrivato dal leader di Vox Santiago Abascal. “È sempre il popolo spagnolo a reagire in maniera esemplare. E mentre ciò accade, Sánchez lascia l’esercito nelle caserme per interessi politici”, ha scritto su X denunciando una presunta insufficienza di mezzi dispiegati sul terreno. 

LE DICHIARAZIONI DI SANCHEZ – “La regione di Valencia richiede più militari, macchine, finanziamenti”, per far fronte alla “seconda peggiore inondazione del secolo registrata in Europa”, per questo “il governo invierà oggi stesso 5 mila soldati dell’esercito che si uniscono ai 3mila già dispiegati, e altri 5mila tra Guardia Civil e forze di polizia”. Lo ha detto il premier spagnolo Pedro Sanchez in una dichiarazione istituzionale dopo il comitato di crisi alla Moncloa.

Stefania Losito

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