Gli investigatori sono al lavoro, l’autopsia chiarirà alcuni aspetti chiave della vicenda
Tre domande a cui rispondere e tre scenari. L’autopsia sul corpo di Camilla, la studentessa di 18 anni morta a 16 giorni di distanza dalla somministrazione del vaccino Astrazeneca, aiuterà a comprendere quel che è accaduto. Intanto però alla prima domanda c’è già una parziale risposta.
La ragazza soffriva di penuria di piastrine dovuta a una malattia autoimmune: questa patologia era stata indicata nel questionario che si compila e si consegna ai medici vaccinatori? A quanto pare no, non era stata indicata. Se confermata l’assenza dell’indicazione nei moduli, gli investigatori dovranno accertare il perché: la ragazza ne aveva parlato a voce oppure non era a conoscenza di questa anomalia del suo sangue? Qualche giorno dopo il vaccino, il 29 maggio, Camilla inizia una terapia a base di ormoni ed estrogeni per una cisti ovarica. Questi farmaci espongono a un rischio trombosi? Due giorni dopo l’inizio della terapia la ragazza accusa dei malesseri: un forte mal di testa e un eccessivo fastidio alla luce.
Il 3 giugno si presenta al pronto soccorso dell’ospedale di Lavagna, resta una notte in osservazione, dopo aver fatto alcuni esami diagnostici tra cui una Tac, e viene dimessa il giorno perché i sintomi sono scomparsi. Il 5 giugno torna il malessere con intensità maggiore e viene ricoverata al San Martino di Genova e operata di urgenza per un trombo nel cervello. Operazione di rimozione del coagulo riuscita ma una emorragia compromette la situazione. Il 10 giugno Camilla muore.
Una sorte diversa tocca a un’altra donna di 34 anni che viene ricoverata nello stesso ospedale con gli stessi malesseri emersi dopo il vaccino Astrazeneca: sembra non avere trombi ma le analisi del sangue non convincono i medici, infatti quattro ore dopo si forma un trombo immediatamente rimosso. La donna è ancora viva. Ecco la seconda domanda: Camilla poteva essere salvata? Terza domanda: il trombo si è formato a causa del vaccino, che negli eventi avversi contempla questo rischio, oppure a causa della terapia ormonale, avviata successivamente, oppure per la concomitanza vaccino e terapia ormonale? A questo punto l’autopsia potrebbe dare qualche risposta.
Chiarire la vicenda di Camilla è importante per fugare dubbi e incertezze attorno al vaccino Astrazeneca, che hanno già indotto l’Italia a rimodulare la campagna di vaccinazione riservandolo alla fascia d’età degli ultra sessantenni e bloccando le somministrazioni volontarie negli open day, a cui aveva partecipato Camilla accettando Astrazeneca comunque consigliato dalle autorità del farmaco “preferibilmente” agli over 60.
I genitori di Camilla invece attendono l’esito degli esami e dell’inchiesta prima di chiarire la vicenda della patologia della ragazza: ne era a conoscenza, ne aveva parlato con qualcuno prima della vaccinazione? Per il momento si limitano a dire: “Era una ragazza sana”.