Più donne e giovani puntano sulla cultura per fare business, che in Italia cresce grazie soprattutto all’architettura e design. La maggior parte delle imprese culturali e creative ha sede del Nord-Ovest (il 31,5%) e nel Mezzogiorno (il 25,5%). Giù i numeri per i settori di editoria e stampa. Come mostra una analisi di Unioncamere e Centro studi
Tagliacarne sul totale delle imprese culturali esistenti in Italia (oltre 275mila), una su quattro (il 24,5%) è una impresa
femminile, una su 10 (10,2%) è guidata da giovani di meno di 35 anni di età.
In entrambi i casi il “peso” percentuale di donne e giovani è maggiore rispetto al totale delle aziende italiane, in cui le
imprese femminili sono il 22,2% e quelle giovanili l’8,7%. Hanno invece un’incidenza minore, ma comunque non trascurabile, le imprese condotte da stranieri, che costituiscono il 5,6% del totale delle imprese culturali e creative (a fronte del 10,8% complessivo).
Buono il ritmo di crescita delle imprese culturali nel 2022: +1,85% rispetto al 2021. Buono soprattutto quello delle imprese giovanili: +2,84% con quasi 600 imprese in più. Cresce anche la partecipazione degli stranieri (+2,04) mentre inferiore alla media è l’aumento delle imprese femminili (+1,19%). “Forse per l’alto livello di scolarizzazione (la domanda di laureati nelle imprese culturali e creative nel 2022 è pari al 40,6%, a fronte del 15,1% del totale economia) o per l’utilizzo di piattaforme digitali (da quelle musicali a quelle televisive e dell’editoria) l’industria della cultura mostra di essere attrattiva per i giovani e per le donne d’impresa e dà spazio a giovani occupati di 25-44 anni in modo più accentuato rispetto al resto dell’economia”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “Facciamo in modo che questo universo, che ha una ricaduta importante sull’economia del Paese, continui a crescere e a rafforzarsi”.
Stefania Losito
(Credits: immagine in copertina dal sito Unioncamere)