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Calcio, l’abitudine dei giocatori di sputare in campo. Da Totti a Rijkaard, gli episodi celebri e le spiegazioni

New York Times: “La respirazione affannosa aumenta la secchezza aumentando il bisogno di inumidire la bocca”

Uno dei più celebri è quello di Francesco Totti, in maglia azzurra, al danese Poulsen durante la gara d’esordio agli Europei 2004 in Portogallo. In quel caso lo sputo era una reazione nervosa, che gli costò la squalifica. O quando, durante la partita tra Paesi Bassi e Germania Ovest, ai Mondiali del 1990, il calciatore olandese Frank Rijkaard sputò per due volte sul tedesco Rudi Voeller, un episodio seguito dall’espulsione di entrambi. Sono tanti gli episodi di calciatori che sputano in campo, non certo però per offendere un avversario. Ma é vero che tra i calciatori l’abitudine è più diffusa rispetto a qualunque altro sportivo? Se l’è chiesto “The Athletic”, la sezione sportiva del New York Times, che ha esaminato la fenomenologia del riflesso condizionato, del quale si sono resi protagonisti anche altri campioni: da Mihajlovic e Rijkaard, a Douglas Costa e Zago, fino a Lavezzi.
Jordan Graham, ala del Leyton Orient ed ex del Birmingham City, dice la sua: “Prima di tutto le persone sono il prodotto del loro ambiente – spiega – cedi il calcio come una famiglia e le persone che idolatri lo fanno da sempre, poi all’improvviso giochi a calcio e lo fai. Dai e dai, diventa quasi una seconda natura”. Questa spiegazione potrebbe aiutare a capire perché i calciatori sputano, mentre gli atleti di altri sport fisicamente impegnativi, come il tennis e l’atletica leggera, lo fanno raramente. Graham ammette: “Non ci faccio più caso. Ma capisco benissimo che un tifoso davanti alla tv possa chiedersi: perché?”.
Secondo David Prutton, ex centrocampista, ex Leeds e oggi commentatore, “è come dire: ‘Ho una pausa durante il gioco, lasciami sistemare un po’ la mia roba: i calzini, i pantaloncini, la maglietta… la bocca’. Un gesto che per strada o sarebbe riprovevole, in campo diventa normale”. Del resto “ci sono molte cose nel calcio che in qualsiasi altro ambito della vita sarebbero del tutto inaccettabili: se durante la partita ti metti a urlare in faccia a qualcuno e lo mandi a quel paese, al massimo puoi prendere un giallo. In qualsiasi altra professione verresti licenziato”. “A volte succede perché hai preso molta caffeina o integratori, o perché sei nervoso. Allora inizi a sputare, e pian piano la saliva ritorna”. Prutton ricorda come suo padre e il suo allenatore delle giovanili gli avessero vietato di farlo. Oggi, da genitore, lo ribadisce ai figli. Eppure, in campo, se ne dimentica.
Ma ci sono anche spiegazioni fisiologiche. Una ricerca del 2016 degli scienziati olandesi Antoon Ligtenberg, Erwin Liem, Henk Brand ed Enno Veerman ha concluso che l’esercizio fisico può portare ad un temporaneo aumento dello spessore della saliva, probabilmente causato da un aumento della produzione di MUC5B, una mucina gelificante (un tipo di proteina) presente al suo interno. Guy Carpenter, professore di biologia orale al King’s College di Londra, ha spiegato a “The Athletic”: “Durante l’attività fisica c’é un aumento della quantità di proteine provenienti dalle ghiandole salivari. Alcune di queste proteine, chiamate mucine, sono ciò che conferisce alla saliva quella proprietà viscosa. Sono le glicoproteine che aiutano a prevenire la secchezza della mucosa”. La respirazione affannosa “aumenta la secchezza. E’ possibile che lo spessore della saliva cambi, rendendo difficile deglutire e aumentando il bisogno di inumidire la bocca”. E infatti anche Graham rovescia il concetto: non è saliva in eccesso, ma bocca secca.

Stefania Losito

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