
Crolla la tregua in Medio Oriente. Netanyahu accusa Hamas di non rilasciare gli ostaggi e di respingere le proposte dei mediatori. Così Israele ha lanciato nella notte nuovi raid aerei sulla Striscia di Gaza, uccidendo oltre 300 persone, secondo fonti palestinesi, con decine di feriti. Il premier israeliano avverte: “D’ora in poi, contro Hamas, sarà usata una forza militare sempre maggiore”. Gli ha fatto eco il ministro della Difesa Israel Katz, che ha minacciato: “Le porte dell’inferno si apriranno a Gaza” e Hamas verra’ colpito con una forza “mai vista prima” se non rilascerà tutti i rapiti. Entusiasmo è stato espresso dal leader di estrema destra Itamar Ben-Gvir, uscito dalla coalizione di governo a gennaio proprio in opposizione all’accordo di cessate il fuoco.
Netanyahu ha fatto riferimento proprio al “ripetuto rifiuto” di Hamas di “rilasciare gli ostaggi e di tutte le proposte ricevute dall’inviato del presidente Usa, Steve Witkoff, e dai mediatori” per giustificare la ripresa dell’offensiva. Il capo di governo ha spiegato di aver dato ordine all’Idf di “agire con forza” contro il gruppo palestinese nell’enclave, “prendendo di mira obiettivi in tutta la Striscia”.
Hamas ha condannato la mossa del premier israeliano, accusandolo di usare il conflitto come “ancora di salvezza” politica di fronte alle pressioni e alle crisi interne. In questo modo, ha avvertito il gruppo palestinese, il capo di governo ha “deciso di sacrificare” i 59 ostaggi ancora prigionieri, di cui 22 si ritiene siano ancora vivi, e “imporre loro una condanna a morte”. “Chiediamo che i mediatori ritengano Netanyahu pienamente responsabile di aver violato e annullato l’accordo di cessate il fuoco”, ha esortato Hamas, mentre la Jihad Islamica ha assicurato che la nuova offensiva “non darà a Israele la superiorità sulla resistenza, né sul campo né nei negoziati. Non libererà Netanyahu e il suo sanguinario governo dalla crisi da cui stanno fuggendo”.
Stefania Losito