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Daniele Silvestri: siamo tutti acrobati

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Daniele Silvestri arriva negli studi di Radionorba sereno e con in tasca il successo del suo ultimo disco “Acrobati” che svetta in cima alle classifiche di vendita. Per sua ammissione, potrebbe essere il disco migliore fatto in 22 anni di carriera: “In realtà non avrei dovuto dirlo, ma solo pensarlo!”, ammette. “Volevo che dentro il disco ci finisse il mio sentimento di libertà totale ed evidentemente questa libertà paga visto che il disco è finito primo in classifica e questa cosa mi stupisce molto”.
Un disco che è partito da una serie infinita di appunti registrati sull’iphone: “Ero in viaggio con Max e Niccolò (Gazzè e Fabi, ndr) per il tour che abbiamo fatto insieme e non potevo fare come le altre volte e cioè fermarmi a lavorare su una idea appena mi veniva. In genere se mi viene il guizzo subito ci lavoro su, in studio a casa. Questa volta potevo solo registrare e andare avanti. Quando poi ci siamo fermati ho preso tutta questa marea di appunti e nello studio di registrazione a Lecce, insieme a musicisti con cui non avevo lavorato prima, abbiamo cominciato ad ascoltare questi appunti e appena vedevo il guizzo ci lavoravamo su. Lo studio era una specie di sala parto e sono nate molte più canzoni di quelle che sono entrate nel disco. Anzi, pensavo di uscire con un disco doppio e poi invece mi sono reso conto che poteva starci tutto in un disco solo”.

Nell’album ci sono tante collaborazioni con colleghi musicisti: Diodato, Dell’era, Diego Mancino e Caparezza: “Le collaborazioni sono belle quando sono vere e sincere e sono nate tutte per caso. Forse solo quella con Caparezza è stata programmata, nel senso che io volevo fare una cosa con lui e lui con me, ma per carattere, pudore e riservatezza nessuno dei due aveva mai osato chiedere all’altro di realizzare qualcosa. Questo disco è figlio di uno slancio creativo e di un flusso creativo molto forti e questo slancio ha portato me ad alzare il telefono e chiamare Caparezza per proporgli la collaborazione che lui ha accettato subito con grand entusiasmo. Sapevo di incuriosirlo e ne avevo molto piacere perché ritengo sia una delle penne più belle in circolazione”.
Un’altra delle tracce del disco è “La mia casa”: “Nel brano nomino una serie di posti del mondo e se vogliamo possiamo dire che oggi abbiamo la possibilità di vivere il mondo come un’unica grande casa. Tutti questi posti sono la residenza dell’anima, fa tutto parte di un’unica residenza”.
Il disco ha voluto intitolarlo “Acrobati” e spiega lui stesso il motivo: “Il mondo è stracolmo di un presente precario e l’acrobata rappresenta proprio lo spettacolo rischioso, semplice e fine a se stesso. Però io penso che tutti siamo anche in grado di sopravvivere a questo essere acrobati e sentirci precari, anche alzando lo sguardo e usando l’ironia e l’autoironia, per esempio. Raccontare una cosa con autoironia ti fa sorridere di cose che vivi da vicino e ti fanno male, ma magari viste con distacco fanno anche nascere un sorriso in chi le ascolta e magari il messaggio arriva anche meglio. Trattare argomenti seri con ironia è forse una mia deviazione personale”, commenta sorridendo. Una curiosità: in apertura della canzone “acrobati” si sentono delle voci e Daniele spiega a Radionorba in anteprima di chi si tratta: “Quando mi veniva l’ispirazione non importava dove fossi e con chi. Registravo quello che mi veniva in mente sul mio telefonaccio e in sottofondo qui ci sono le voci di mia moglie Lisa che, mentre io registravo a casa, parlava con amici di tutt’altro!”

Angela Tangorra

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