La norma che introduce il criterio del pericolo per l’ordine pubblico, la salute pubblica e l’incolumità pubblica è troppo generica, troppo vaga” e, per questa sua “vaghezza”, “rischia di non raggiungere il suo obiettivo: soprattutto non viene in alcun modo descritto il pericolo a cui fa riferimento”. Commenta così il primo decreto del Governo Meloni il presidente dell’Anm (Associazione nazionale magistrati, ndr), Giuseppe Santalucia, durante la sua audizione in Commissione Giustizia del Senato.
Anche il presidente dell’Unione delle Camere penali Giandomenico Caiazza esprime delle perplessità. “Ci sono forti dubbi sulla sussistenza dei requisiti di necessità e urgenza” che giustificano il ricorso al decreto legge, a maggior ragione di fronte alla “eterogeneità” del contenuto del provvedimento. “Un buon legislatore dovrebbe evitare la promulgazione di leggi facilmente esposte a successivi incidenti di costituzionalità” ha avvertito Caiazza.
Anche per Caiazza c’è un problema di “assoluta indeterminatezza” di quello che ha definito il “magmatico e indistinto” reato di rave party “.”Il testo – ha spiegato- parla di tutto fuorché dei rave party, prestandosi a unire qualunque forma di assembramento di più di 50 persone in terreni privati o aperti al pubblico senza l’autorizzazione del proprietario o la comunicazione all’autorità pubblica”. Se non si specifica che la norma è riferita esclusivamente ai rave party, ha avvertito, potrà essere colpita “qualunque forma di assembramento riconducibile al concetto di ‘invasione’ di un
terreno o di un edificio, per qualunque ragione che un qualunque Questore o Prefetto giudicherà “essere pericolosa per l’ordine pubblico”. Non solo: con questa approssimazione “si attribuisce al giudice la facoltà pressoché illimitata e incondizionata di definire la liceità o la illiceità dell’evento che si pretenderebbe di punire”.
Stefania Losito