C’è un pizzico di Puglia nell’ ultimo lavoro di Amii Stewart, una delle voci più belle della storia della musica. La copertina della riedizione di “Love Ain’t no Toy”, successo del 1986 della star internazionale, è infatti stata realizzata da una foto scattata durante il concerto del 21 luglio scorso a Mola di Bari e porta la firma di un fotografo free lance barese, Giuseppe Catalano.
Quarantacinque anni, cultore degli scatti in bianco e nero (è ritenuto fra i primi cento a livello mondiale) Catalano è un autodidatta che solo da pochi anni ha preso in mano una macchina fotografica, ma vanta già una trentina di pubblicazioni su riviste del calibro di Vogue, per la quale ha immortalato cantanti, artisti, ma soprattutto i suoi amati cavalli del Pollino.
Ma com’è arrivata la cover di Amii Stewart? “Dopo il concerto – racconta Catalano – ho consegnato le foto che avevo scattato alla direzione artistica dell’evento. Il giorno dopo mi hanno chiamato per complimentarsi ma pensavo fosse finita lì, invece un paio di settimane fa ho ricevuto una telefonata da una donna che si è presentata come la manager di Amii Stewart. All’inizio sono rimasto basito e per cinque secondi non ho respirato, poi le ho chiesto cosa volesse. Mi ha risposto che le foto erano molto belle e mi ha chiesto di poterne usare una per la copertina della nuova produzione di Amii. Qualche giorno dopo mi hanno inviato il link della cover. È stata un’emozione grandissima pensare che quell’immagine sarà collegata per sempre a quella canzone. È questa la forza della fotografia, l’unica arte capace di congelare un momento, un’emozione per l’eternità”.
Una storia che sa quasi di miracoloso. Giuseppe Catalano, che non può ancora permettersi di vivere di soli scatti, è entrato nel mondo della fotografia che conta quasi per caso. E deve tanto a San Nicola. Forse il fatto che la prima foto pubblicata da Vogue sia stata scattata durante il backstage del corteo storico del santo di Myra, a Bari , non è un caso.
“Il mio sogno – conclude Catalano – è di diventare il numero 1 e di potermi occupare H24 di fotografia. So che è difficile ma fino a pochi anni fa facevo le foto con un telefonino”.
Mauro Denigris