I carabinieri del Comando provinciale di Bari, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani, stanno eseguendo a Corato un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 4 soggetti, indagati per estorsione aggravata in concorso e detenzione e porto di ordigno esplosivo. Avrebbero fatto esplodere una bomba artigianale danneggiando un esercizio commerciale a seguito di una presunta tentata estorsione.
Gli indagati, M.F. 37enne, M.A. 35enne, T.V.30enne e una 31enne, S.G., avrebbero, a vario titolo, organizzato ed eseguito un attentato dinamitardo, quale ultimo atto di una estorsione in corso ai danni di un piccolo imprenditore della città di Corato (BA), mediante il posizionamento, di fronte alla sua attività commerciale, di una bomba carta di elevata potenzialità.
Le indagini sono state avviate dai carabinieri fin dalla notte stessa in cui si verificò l’evento, con l’intervento di artificieri, specialisti della Sezione investigazioni scientifiche dei carabinieri di Bari, di militari del Nucleo investigativo di Bari e della compagnia di Molfetta.
La visione dei filmati dei sistemi di videosorveglianza della zona e l’escussione di testimoni, svolte nell’immediatezza dei fatti, avevano permesso di ricostruire il percorso degli autori dell’attentato. I successivi accertamenti investigativi, condotti anche mediante attività tecniche, hanno poi consentito agli inquirenti di ricostruire, nel dettaglio, la dinamica del fatto, di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati e di ricondurre il gesto, verosimilmente, a un contesto di richieste estorsive. Infatti, l’imprenditore già da tempo sarebbe stato oggetto di richieste di danaro, arrivando a versare la somma complessiva di quasi 6 mila euro. Gli indagati, secondo la tesi accusatoria, al fine di ottenere il danaro, avrebbero ingenerato nella persona offesa il timore che fosse pendente presso la Procura un procedimento penale a suo carico, mediante la redazione di un finto atto giudiziario, fino a simulare anche una telefonata da parte di un sedicente magistrato barese. Incontrate le prime resistenze della vittima, non più disposta a pagare, sarebbero passati alle minacce, concretizzatesi infine nel posizionamento dell’ordigno esplosivo. Significativi, in questo senso, sono i messaggi intercorsi tra la vittima e uno degli indagati che, al fine di estorcere la somma richiesta, gli avrebbe inviato anche un messaggio vocale con il quale diceva tra l’latro … Se mi fate andare in campagna a prendere le cose che non devo prendere, faccio il bordello stanotte! Una degli indagati, invece, in maniera meno diretta ma sicuramente determinante nella coartazione della volontà della vittima, si sarebbe preoccupata della redazione dell’atto giudiziario apocrifo, fino a suggerire i capi di imputazione da inserire nel finto provvedimento a carico della vittima.
Stefania Losito