Operazione dei carabinieri in Salento dalle prime ore di questa mattina: arrestate 15 persone (di cui 12 in carcere e 3 agli arresti domiciliari), a cui sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere armata, finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, estorsioni, con l’aggravante del metodo mafioso, nonchè porto e detenzione di armi ed esplosivi. Le indagini sono partite nel 2019, a seguito del tentativo di omicidio di un pregiudicato da parte di due persone con arma da fuoco. Il gesto sarebbe derivato da contrasti per la concorrenza nell’ambito di attività di noleggio di lettini sulle spiagge delle marine leccesi. I reali motivi, secondo l’accusa, sarebbero tuttavia legati alla gestione dello spaccio di droga. Difatti, dalle attività investigative emergerebbe la presenza di un gruppo criminale con disponibilità di armi, dedita al traffico di sostanze stupefacenti, che avrebbe operato nell’area centro-orientale della provincia salentina, diretta da un soggetto già gravato da una condanna passata in giudicato per associazione mafiosa, storicamente legato ad un esponente di spicco della Sacra Corona Unita leccese.
Nel corso delle attività investigative, infatti, sarebbero state definite le modalità delle attività illecite del gruppo. In particolare, è stata messa in risalto l’esistenza di una struttura organizzata e verticistica, con distinzione di ruoli, mansioni e gradi; rapporti tra alcuni degli odierni arrestati con esponenti di clan riconducibili alla Sacra Corona Unita, non solo leccesi ma anche di altre provincie della Puglia, con i quali sarebbero stati stretti accordi, l’esistenza di basi logistiche e di una cassa comune, l’adozione di ritorsioni nei confronti degli affiliati qualora avessero violato le regole ed il ricorso alla violenza fisica per la risoluzione delle controversie anche nei confronti di comuni cittadini. Inoltre gli arrestati avrebbero organizzato incontri periodici con veri e propri “summit” nel corso dei quali i fedelissimi avrebbero preso le decisioni più importanti. Uno dei promotori delle attività, avrebbe imposto ai sodali il divieto di ricorrere al compimento di azioni particolarmente eclatanti per evitare di attirare l’attenzione delle forze dell’ordine. Utilizzavano per comunicare, secondo l’accusa, utenze intestate a soggetti terzi estranei e periodicamente sostituite e un linguaggio criptico per indicare lo stupefacente e il denaro impiegato per l’acquisto dello stupefacente. Diversi gli episodi di aggressione e danneggiamenti, tra i quali anche l’incendio di un negozio di generi alimentari, posto in essere da tre degli odierni arrestati.
Michela Lopez