Nove arresti della polizia a Bari nell’ambito delle indagini, condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia, sul duplice agguato ai fratelli Walter e Alessandro Rafaschieri, avvenuto il 24 settembre 2018 che causò la morte del primo e il ferimento del secondo, il vero obiettivo dei killer.
Tra gli arrestati coinvolto anche il comandante della Polizia locale di Sammichele di Bari, Domenico D’Arcangelo, 53 anni. Secondo gli inquirenti avrebbe aiutato il 45enne Giovanni Palermiti, figlio del boss Eugenio, tra gli esecutori materiali dell’omicidio, a costruirsi un alibi. Avrebbe cioè indotto una sua vigilessa a redigere un falso verbale di violazione al codice della strada, una multa per guida contromano che il 45enne ha poi anche pagato, per attestare la presenza di Palermiti a Sammichele nel giorno e nell’ora del delitto.
In cambio, D’Arcangelo avrebbe ricevuto un telefono iPhone del valore di 800 euro e altro denaro. Il comandante risponde di corruzione e falso con aggravante mafiosa. Durante le indagini, inoltre, avrebbe tentato di obbligare la vigilessa, anche lei indagata per falso, a dire agli inquirenti di non ricordare nulla.
Per questa vicenda sono finite in carcere altre cinque persone, tutti pregiudicati affiliati al clan Parisi-Palermiti: il 37enne Filippo Mineccia, genero del boss e co-autore materiale dell’agguato, il 35enne Michele Ruggieri e il 27enne Riccardo Campanale che avrebbero fornito le armi, il 31enne Domenico Lavermicocca che avrebbe successivamente cancellato le tracce e il 36enne Gianfranco Catalano nel ruolo di vedetta. Altri due pregiudicati, i 45enni Giovanni Mastrorilli e Francesco Triggiani, rispondono di reati di armi.
L’agguato, è stato ricostruito dalla polizia, sarebbe maturato nell’ambito di una guerra tra clan, i Palermiti appunto e gli Strisciuglio, al quale erano affiliate le vittime. Il motivo sarebbe la gestione dello spaccio di droga nel quartiere Madonnella.
Stefania Losito (aggiornamento: Gianvito Magistà)