Si è avvalso della facoltà di non rispondere Mirko Tammaro, 26 anni, presunto responsabile dell’omicidio di Andrea Gaeta, 20 anni, avvenuto venerdì notte ad Ortanova, nel Foggiano. L’indagato, che era scappato subito dopo il fatto, all’alba di sabato, dopo contatti telefonici con investigatori e familiari, si è costituito ai carabinieri nei pressi del casello autostradale di Termoli. Il Pm della procura di Foggia Dominga Petrilli lo ha interrogato alla presenza del difensore, l’avvocato Antonello De Cosmo. L’ipotesi di reato che gli viene contestata è di omicidio volontario e porto illegale di arma da sparo. Quando si è costituito il 26enne ha indicato il luogo dove ha abbandonato la pistola utilizzata per compiere il delitto: una magnum 357, gettata via durante la fuga in una campagna lungo la statale 16 nella zona di San Ferdinando di Puglia (Bat).
Secondo una prima ricostruzione Tammaro avrebbe notato la sua ex ragazza in compagnia di Gaeta e un gruppo di amici, fermi davanti a un bar. Dopo un po’ la comitiva di Gaeta si è allontanata sull’auto della vittima. A quel punto Tammaro li ha raggiunti a bordo del suo mezzo: ha lampeggiato per far segno di fermarsi, è sceso e ha sparato 4 o 5 colpi uccidendo Gaeta. Gli amici in preda al panico sono tutti fuggiti via. Subito dopo aver commesso il delitto il 26enne è scappato verso l’Abruzzo. Nei prossimi giorni sarà celebrata l’udienza di convalida del fermo.
L’avvocato Michele Sodrio, legale della famiglia Gaeta, ha commentato: “Leggo come di una contestazione per omicidio con futili motivi, ma sono certo che in questo caso c’è anche premeditazione, perché l’assassino è andato a prendere una pistola, è uscito per le vie di Orta Nova in cerca di Andrea e quando lo ha trovato non gli ha lasciato scampo. Non è stato certo un gesto istintivo o immediato”. E ancora: “Sappiamo che sono state raccolte prove a dir poco schiaccianti a carico del fermato”. Poi l’appello: “Faccio soltanto un appello alla Porocura affinchè il corpo di Andrea sia restituito al più presto ai suoi familiari, che stanno vivendo l’ulteriore strazio di non potergli dare immediata sepoltura”.
Michela Lopez