Oltre 70 scosse di assestamento. I geologi: nessuna correlazione con trivellazioni in mare
Una forte scossa di terremoto, di magnitudo 5.7, è stata registrata mercoledì mattina alle 7:07 al largo della costa marchigiana pesarese ed è stata avvertita in quasi tutta l’Italia centro-settentrionale, soprattutto al Nord-Est.
La scossa ha provocato paura nella popolazione, ma pochi danni accertati. Attivata l’unità di crisi per verificare eventuali danni al patrimonio culturale. Intorno a mezzogiorno è stata riattivata la circolazione ferroviaria sulla linea adriatica Ancona-Roma e Rimini-Ravenna, rimasta bloccata per circa quattro ore per consentire i controlli.
Dopo quella principale, sono state circa 70 le scosse di assestamento registrate, la più forte delle quali pochi minuti dopo con magnitudo 5.2. Le repliche stanno seguendo un decadimento graduale ma non è mai possibile escludere riattivazioni di piani di faglia, ha spiegato il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni.
La scossa delle 7:07 di magnitudo 5.7 è la più forte mai registrata nella costa settentrionale marchigiana da quella del 1930, di magnitudo 5.8 nei pressi di Senigallia. Il nuovo sisma, ha spiegato Doglioni, è dovuto al fronte della catena appenninica sepolta sotto al mare Adriatico che si sta accorciando tra i 2 e 4 millimetri all’anno.
Allo stesso tempo i geologi delle Marche escludono che il terremoto sia stato causato dalle trivellazioni in mare. “È uno dei più forti avvenuti in quest’area dal Novecento – ha detto Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche –. Ma è anche un evento che possiamo considerare normale per la nostra regione. L’ipotesi che il sisma sia stato causato dalle trivellazioni in mare alla ricerca di gas e idrocarburi è da escludere”.
Gianvito Magistà