La legge Scelba del ’52, all’art.3, consente lo scioglimento di un movimento “qualora, con sentenza, risulti accertata la riorganizzazione del disciolto partito fascista”. In quel caso, “il Ministro per l’interno, sentito il Consiglio dei Ministri, ordina lo scioglimento e la confisca dei beni dell’associazione, del movimento o del gruppo”. Nel secondo comma, però, non pare servire una sentenza: “Nei casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo, sempre che ricorra taluna delle ipotesi previste nell’art. 1, adotta il provvedimento di scioglimento e di confisca dei beni mediante decreto-legge ai sensi del secondo comma dell’art. 77 della Costituzione”. All’art.1 si legge: “si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”. Ed è sulla base dei caratteri d’urgenza del secondo comma che sul tavolo del Governo Draghi appare il dossier che sta valutando lo scioglimento di Forza Nuova, il movimento che ha manifestato sabato scorso nel centro di Roma, scontrandosi con la polizia ed entrando violentemente nella sede nazionale della Cgil e nel pronto soccorso del policlinico Umberto I. A giuristi ed esperti di diritto è stato chiesto un parere per valutare la fattibilità di un decreto-legge. Prima, solo una volta è accaduto: nel 1973, ma a seguito di sentenza, fu sciolto Ordine Nuovo.
Due le difficoltà, la mancanza di una sentenza e la presenza in Consiglio dei ministri (che deve approvare il provvedimento) di esponenti della Lega che potrebbero non voler arrivare a tanto. E’ chiaro che, se fosse dimostrata l’antidemocraticità (o addirittura l’attacco alla democrazia e alla Costituzione paventato dal segretario della Cgil, Landini) della manifestazione o delle azioni in corso e in progetto del movimento, nessuno potrebbe sottrarsi.
Lo stesso Landini ha chiesto al premier di sciogliere direttamente Forza Nuova, così come sarà certamente oggetto della manifestazione nazionale che i sindacati hanno organizzato per sabato a Roma, invitando associazioni e partiti antifascisti. “I sindacati – ha detto Draghi dopo la visita alla Cgil di ieri – sono presidio di democrazia e dei diritti dei lavoratori; nessuna tolleranza contro intimidazioni ed episodi di violenza”. Nei prossimi giorni il Governo incontrerà comunque le sigle sindacali per discutere vari temi, da quello della sicurezza nei luoghi di lavoro, alla gestione dei fondi del Pnrr, fino alla legge di Bilancio.
Stefania Losito