La svolta nelle indagini dopo una notte di interrogatori. L’ipotesi: “Manomesso il sistema frenante per far funzionare l’impianto”
Tre fermi per la caduta della cabina della funivia a Mottarone. Si tratta di Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l’impianto (la Ferrovie Mottarone srl) il direttore Gabriele Tedini e il capo operativo del servizio, l’ingegnere Enrico Perocchio. I fermi sono scattati all’alba dopo una notte di interrogatori nella caserma dell’Arma, a Stresa. Secondo il comandante dei carabinieri di Verbania, Alberto Cicognani, tutti e tre hanno “ammesso che il freno non è stato attivato volontariamente”. Dopo gli interrogatori tutti sono stati condotti in carcere.
“C’erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio – ha spiegato il comandante – hanno scelto di lasciare la ‘forchetta’, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione”.
Le indagini, come racconta il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, avevano evidenziato sin da subito che il sistema di emergenza dei freni fosse stato manomesso. In particolar modo l’attenzione si era concentrata su un “forchettone” che si usa durante la manutenzione per impedire ai freni di funzionare. In queste condizioni, quando il cavo si è spezzato, la cabina è scivolata in libertà raggiungendo una velocità di caduta di 100 chilometri orari, schiantandosi. Invece si sarebbe dovuta fermare proprio grazie ai freni di emergenza.
“Era da più giorni che viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi”, ha precisato il procuratore Olimpia Bossi. Interventi tecnici risultano effettuati il 3 maggio, ma “non erano stati risolutivi e si è pensato di rimediare”. L’ipotesi è agghiacciante: “Nella convinzione – sottolinea il magistrato – che mai si sarebbe potuta verificare una rottura del cavo, si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale”.
Sono 14 le vittime della tragedia del Mottarone, tra cui due bambini. Le indagini continuano. La procura di Verbania intende infatti valutare eventuali posizioni di altre persone.
“Un altro colpo al cuore, sono basita” è stata la reazione del sindaco di Stresa, Marcella Severino. “L’unica cosa positiva è che la macchina, anche quella delle indagini, ha funzionato bene e celermente. Lo dovevamo a quelle persone” ha detto il primo cittadino. (M.A.)