Torna a parlare, stavolta con gli studenti dell’Università di Padova, il papà di Giulia Cecchettin, che ha partecipato all’inaugurazione di due panchine rosse dedicate alla figlia che studiava ingegneria biomedica. Gino Cecchettin ha affermato che “dalla morte di Giulia può nascere qualcosa”. Il papà della ragazza 22enne, per il cui omicidio è stato arrestato l’ex fidanzato coetaneo Filippo Turetta, esorta i ragazzi a far sì che la morte di Giulia acquisti un senso profondo: “Da questo tragico evento deve nascere qualcosa, vanno bene i messaggi che state dando, vanno bene i minuti di silenzio o di rumore che poi finiranno. Io voglio che tutti i giorni ognuno di noi si fermi e si guardi nella propria vita e provi a fare anche solo un pensiero per pensare a come migliorarla”. E sulla violenza contro le donne, aggiunge: “Analizzate la vostra vita e fatevi un esame di coscienza su quello che si può migliorare. Bisogna istituire un modo per capire cosa sia nato su questo e voi potete darci una mano. Voi siete il futuro e ognuno di voi sta cercando di capire cosa è mancato a tutti i livelli, docenti, studenti, genitori. Io stesso mi faccio domande, magari cercando di capire cosa si può fare, magari un protocollo per sradicare la violenza, in particolare sulle donne. Giulia non me la restituirà nessuno, ma farò in modo che nasca qualcosa di positivo”.
Sul fronte delle indagini, intanto, la Procura di Venezia acquisirà l’audio di una telefonata al 112 da parte di un testimone che avrebbe lanciato l’allarme per una lite nel parcheggio di Vigonovo senza però che nessuna pattuglia intervenisse. Fonti dei carabinieri fanno sapere che si “parlava di una lite tra due persone che erano già risalite
in auto e si erano allontanate”.
Spunta anche il verbale della prima denuncia di scomparsa presentata ai carabinieri nella giornata di domenica 12 novembre da parte di Gino Cecchettin. “Temo per l’incolumità di mia figlia Giulia”, è uno dei passaggi. L’uomo,
riferendo che la figlia aveva sempre comunicato “ogni suo spostamento” se si tratteneva fuori casa, aggiunge che anche l’ex fidanzato Filippo Turetta “non è rientrato a casa”, e quindi “temo per l’incolumità di mia figlia”.
Il giovane sarà consegnato alle autorità italiane domani ma l’interrogatorio di garanzia non si terrà prima di lunedì. L’avvocato di Turetta, Giovanni Caruso, infatti, esclude che domani ci possa già essere l’interrogatorio di garanzia da parte del gip Benedetta Vitolo, in quanto – è stato riferito – vuole prima incontrare Turetta per potergli parlare e conoscere le carte dell’indagine. Secondo il legale, se quanto richiesto fosse accettato in tempi brevi, l’eventuale interrogatorio di garanzia potrebbe tenersi già lunedì.
Caruso ha quindi fatto sapere che al momento non ha ricevuto alcuna notifica relativa alla posizione del suo assistito ma neppure una comunicazione ufficiale su dove sarà detenuto. Si ipotizza il carcere di Venezia.
Secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa, Turetta avrebbe acquistato online del nastro adesivo compatibile con quel pezzo di scotch che è stato ritrovato nella zona industriale di Fossò (Venezia) dove Giulia Cecchettin subì l’ultima fase dell’aggressione. Si apprende inoltre che questo acquisto sarebbe stato effettuato due o tre giorni prima dell’11 novembre. Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere che ha portato al mandato d’arresto europeo, emessa dal gip di Venezia Benedetta Vitolo su richiesta del procuratore Bruno Cherchi e del pm Andrea Petroni, vengono contestati allo stato l’omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva, terminata perché Giulia aveva lasciato Turetta la scorsa estate, e il sequestro di persona.
Nelle integrazioni delle indagini, però, diversi elementi, tra cui appunto anche l’acquisto di quel nastro adesivo, ma
anche l’uso di uno o più coltelli portati con sé e un presunto sopralluogo che il giovane fece quel pomeriggio a Fossò prima di incontrare l’ex fidanzata, si potrebbe arrivare a contestare anche l’aggravante della premeditazione. Aggravante che porterebbe la pena massima prevista all’ergastolo, con l’impossibilità di chiedere il rito abbreviato. Inoltre, la Procura potrebbe contestare anche il reato di occultamento del corpo che Turetta nascose in un’area boschiva in una zona montuosa in provincia di Pordenone, vicino al lago di Barcis, a due ore circa di macchina da Vigonovo. Corpo sul quale aveva collocato anche dei teli di plastica. Intanto, domani con un volo militare dalla Germania il giovane sarà portato a Venezia e andrà in carcere, dove sarà sorvegliato a vista, come già nel carcere di Halle, per evitare gesti autolesionistici e in isolamento a sua tutela.
Stefania Losito