Nel 2010 lei aveva 57 anni, suo marito 68 anni. Nasce una bambina che dopo pochi giorni viene allontanata su decisione del giudice. L’accusa è di averla lasciata sola in auto. Si celebra un processo: l’accusa cade, non è vero niente, ma il tribunale di Torino dichiara l’adottabilità della piccola per via dell’età dei genitori. Decisione resa definitiva dalla Cassazione. La coppia fa ricorso e ottiene oggi dalla stessa Cassazione giustizia: nessuna legge impone un limite di età per diventare genitori né l’età avanzata fa diventare “indegni” una mamma o un papà. La Cassazione ha quindi revocato una propria sentenza sottolineando come la precedente decisione di far adottare la bambina sottraendola ai genitori naturali si sia basata sul concetto che “una gravidanza a 57 anni lei e 69 lui sia una sorta di deviazione dalla norma, nonostante la legge italiana non ponga “limiti” anagrafici a chi intende generare”. Nel caso dei due genitori “nonni” non esiste alcuna circostanza da cui si evinca la loro inidoneità dovuta all’età, tale da giustificare un atto irreversibile ed estremo quale è l’allontanamento di un figlio. I giudici vanno oltre considerando la posizione sociale e ben inserita nella società di una madre e un padre molto stimati, sani e giovanili nell’aspetto. Adesso la Corte di Appello di Torino deve provvedere alla riunificazione della famiglia divisa a causa di un grave e inaccettabile pregiudizio. E’ dall’ottobre 2012 che la coppia non vede la bambina che adesso ha 5 anni. E che potrà dire a mamma e papà, come fanno tutti gli altri bimbi: “Siete vecchietti”. Parole che sono poesia e strappano il sorriso se pronunciate da un bambino, ma che fanno piangere e arrabbiare se le pronuncia un giudice.
Maurizio Angelillo