Niente scioglimento del Partito democratico, nè cambio di nome o simbolo. Lo chiarisce Enrico Letta, che ha tracciato la strada del congresso costituente del nuovo Pd. Il nuovo segretario arriverà a marzo e verrà scelto con le primarie. Nella direzione, il dibattito è stato breve ma intenso, con qualche tensione ma approvazione unanime o quasi sulle tappe da percorrere: un solo voto contrario (Monica Cirinna’) e due astenuti. “Il nostro partito metta in campo una classe dirigente più giovane, in grado di sfidare il governo di Giorgia Meloni, una donna giovane”, è stato l’appello di Letta. E poi: il congresso deve avere “tempi giusti, non deve essere né un X Factor né rinviare alle calende greche. Vorrei che il nuovo gruppo dirigente fosse in campo con l’inizio della nuova primavera”. “La luna di miele del governo Meloni non sarà infinita – ha commentato ancora, con un intervento che sia da monito ai successori – quando questo governo cadrà io non ci sarò ma dovremo chiedere le elezioni anticipate, nessun governo di salute pubblica”.
Fra i candidati, è intervenuta Paola De Micheli, con toni durissimi: “Qualcuno deve cominciare a cambiare, qualcuno che
non si offende né della misoginia maschile né femminile di chi la definisce una nana”.
Gli attacchi piu’ duri a Letta sono stati sul tema della rappresentanza di genere. Il segretario ha riconosciuto che le
poche elette sono un “fallimento” del Pd e ha chiesto che vengano confermate due donne come capogruppo. Ma non è bastato. “Il Pd e’ un partito fortemente maschilista – ha detto la presidente dem Valentina Cuppi – in cui per contare bisogna piegarci alle logiche delle correnti”. Per Letta, le elezioni sono state vinte da “un’unica forza, FdI, tutte le altre non le hanno vinte o le hanno perse. Un campo ha vinto perché è stato unito e l’altro, nonostante il nostro sforzo, non è stato unito”. Ora chiede al partito di “togliere il doppio petto e fare una opposizione intransigente e costruttiva, in una logica di collaborazione con le altre opposizioni”.
Stefania Losito