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PALATOUR

Il primo giorno a casa dell’ex presidente francese Sarkozy dopo 21 giorni di carcere: famiglia e pranzo alla brasserie con Carla

Dopo 21 giorni in cui ha mangiato soltanto yogurt e cibi confezionati per paura di ritorsioni in carcere, Nicolas Sarkozy, nel suo primo pranzo di ritorno a casa, ha scelto di mangiare nella sua brasserie di quartiere con la moglie Carla Bruni. L’ex capo dello Stato francese uscito ieri dal carcere parigino della Santé, in libertà vigilata, ha voluto la famiglia riunita con figli e nipoti, e una corsetta nel parco vicino casa sua, sorvegliato dalle sue guardie del corpo.
Sarkozy ha voluto, per quanto possibile, riprendere la vita normale, nella casa del XVI arrondissement di Parigi.

Nessuno spazio per incontri pubblici né politici, compresa la rinuncia a partecipare alle commemorazioni ufficiali dell’Armistizio del 1918, al quale vengono sempre invitati anche gli ex capi di stato.

Stare in prigione, “è dura, durissima, lo è certamente per tutti i detenuti. Direi che è massacrante”. Ha commentato così la sua prigionia in collegamento video con il tribunale durante l’udienza prima del rilascio. Ha risposto ai giudici offrendo l’immagine di un ex capo dello stato francese e dell’Unione europea rinchiuso in una cella. A 70 anni, l’ex presidente è apparso provato, il regime carcerario non ha fatto sconti, anche se le misure per garantire la sicurezza di
un detenuto “eccellente” come lui sono state imponenti. Secondo le testimonianze, si sarebbe nutrito quasi esclusivamente di yogurt durante il periodo di detenzione, diffidando del cibo servito in cella. “Voglio rendere omaggio al personale penitenziario che ha dimostrato un’umanità eccezionale e che ha reso sopportabile questo incubo”, ha però voluto aggiungere Sarkozy.

In carcere era finito il 21 ottobre, al termine del processo per i fondi del regime libico di Muammar Gheddafi alla campagna elettorale che lo portò nel 2007 all’Eliseo, e per cui è stato condannato a 5 anni di carcere. Non per corruzione o per l’effettivo arrivo nelle casse della campagna elettorale di quei fondi, ma per “associazione per delinquere”: in particolare, essere stato al corrente che due dei suoi più stretti collaboratori, Brice Hortefeux e Claude Guéant, si recavano in Libia ad incontrare il numero due del regime, Abdallah Senoussi.
Per il presidente della Corte d’Appello, quegli elementi che avevano spinto in carcere un mese fa Sarkozy, non sussistono più. Per lui, quindi, libertà vigilata con alcune precise restrizioni: oltre a non poter lasciare il territorio francese per evitare possibili influenze su persone coinvolte nella vicenda, si è visto imporre un “divieto di contatto” allargato al ministro della Giustizia, Gérald Darmanin, alla luce della capacità dell’ex presidente “di azionare diversi servizi dello Stato”. Darmanin è un compagno di partito di Sarkozy ed è a lui molto legato. Tanto che il 29 ottobre, sfidando le critiche, il Guardasigilli era andato a visitarlo in carcere.
Il processo di appello è in programma a marzo. “Il diritto è stato applicato – ha scritto intanto in un post appena rientrato a casa – adesso preparerò il processo in appello. La mia energia è tesa unicamente a dimostrare la mia innocenza. La verità trionferà. Lo insegna la vita”. 

Stefania Losito

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