Ha lasciato il carcere di massima sicurezza di Gyorskocsi Utca, a Budapest, dopo 466 giorni di detenzione. Ilaria Salis, attivista 39enne, è ai domiciliari con il braccialetto elettronico in un appartamento tenuto segreto per sicurezza. Senza catene, ma sotto processo con l’accusa di aver aggredito tre neonazisti l’11 febbraio 2023. Fuori su cauzione, 40mila euro, e candidata alle Europee nella circoscrizione Nord-est per Avs (Alleanza Verdi e Sinistra). L’unico modo, spiega il padre Roberto, che sta facendo campagna elettorale per lei, per portarla al più presto in Italia, e spera in un collegamento prima del silenzio elettorale, magari con i concittadini di Monza. Il primo desiderio di Ilaria, “senza catene e manette”, è una pizza, che ha consumato con i genitori, appena arrivata nell’alloggio. Qualche telefonata concessa, giornali italiani, tv italiana. Nelle prossime ore sarà visitata da un medico e da uno psicologo. i legali presenteranno anche istanza per i domiciliari in Italia e la revoca di tutte le misure cautelari. Questa mattina alle 9 ci sarà la terza udienza. Senza catene. Ma il processo non finirà prima del 2025, e rischia 24 anni di carcere. Centoventi, se trascorsi ai domiciliari. Ma Ilaria assicura che si batterà per i detenuti all’estero (circa 2.500) come lei, per non far vivere loro quello che lei ha vissuto nel Paese di Orban, in una cella condivisa con 8 persone, tra le cimici, senza carta igienica né abiti puliti.
Salis è entrata rapidamente in aula, per l’udienza, dopo essere arrivata in taxi con i genitori, senza manette, tra i giornalisti e il gruppo dei suoi amici, fra i quali anche Zerocalcare, che l’attendevano.
Stefania Losito