Hanno parlato di “grave violazione del diritto umanitario internazionale e della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza”, i vertici della missione Unifil dell’Onu, dopo il grave incidente internazionale nel Libano del sud: le forze armate israeliane hanno aperto il fuoco contro il quartier generale dell’Unifil a Naqoura, ferendo due caschi blu indonesiani, e le altre due postazioni a Labbouneh e Ras Naqoura che ospitano il contingente italiano.
“Ricordiamo alle Idf e a tutti gli attori i loro obblighi di garantire la sicurezza e la protezione del personale e delle proprieta’ delle Nazioni Unite e di rispettare l’inviolabilita’ dei locali dell’Onu in ogni momento”, ha aggiunto l’Unifil, prima di respingere la richiesta israeliana di evacuare le postazioni lungo il confine tra Israele e Libano e spostarsi di 5 chilometri.
Anche l’Italia ha “protestato fermamente”, con il ministro della Difesa Guido Crosetto che ha parlato con il collega israeliano Yoav Gallant e ha convocato l’ambasciatore dello Stato ebraico a Roma. “Non si tratta di un errore, non si tratta di un incidente – ha chiarito fermamente in una conferenza stampa – gli atti ostili reiterati delle Forze israeliane contro la base 1.31 potrebbero costituire crimini di guerra e sicuramente sono gravissime violazioni del diritto internazionale”. “Questi incidenti sono intollerabili, devono essere accuratamente e decisamente evitati”, ha aggiunto.
Si sono anche verificati danni a mezzi e telecamere di sicurezza, illesi mille militari. Sarebbe stato un attacco deliberato per costringere i soldati ‘a ritirarsi’ e non avere ‘testimoni scomodi’ in vista di ‘pianificazioni future’ dell’Idf nella zona.
Il ministro Crosetto ha ribadito: “Onu e Italia non prendono ordini da Israele”. La premier Meloni ha espresso ‘forte vicinanza’ ai soldati italiani. Ferma condanna dell’Ue: ‘Atto inammissibile’.
E arrivano le testimonianze delle persone colpite. Israele ha sparato “ripetutamente” e “deliberatamente” contro le basi dell’Onu nel sud del Libano, ha spiegato il portavoce Unifil, Andrea Tenenti. Il punto di osservazione n.12 della base Onu di Naqura è quello più vicino alla linea di demarcazione con Israele. E la torretta di osservazione, presidiata da caschi blu indonesiani, è stata colpita “deliberatamente” dall’esercito israeliano, i cui carri armati Merkava si sono attestati sul crinale della vicina collina di Labbune, lì dove si è svolta la battaglia con Hezbollah.
“Ero sotto la torretta. C’è stato un primo colpo che ci ha sfiorato. E poi quello che ha preso in pieno il posto di osservazione”, ha raccontato all’agenzia Ansa un casco blu di Unifil. Un missile, sparato da un tank, avrebbe abbattuto la torretta. I due militari indonesiani sono stati sbalzati all’esterno e sono caduti nel vuoto. “Sono feriti ma non gravi”, afferma Tenenti. A Naqura, il casco blu testimone dell’attacco israeliano alla torretta non ha dubbi: “Non è possibile che sia stato un errore. Il carro armato ha puntato deliberatamente su di noi”, ha aggiunto il casco blu.
Nelle stesse ore in cui un tank israeliano apriva il fuoco contro la base Onu a Naqura, altri militari dello Stato ebraico
seminavano il panico nella posizione 1-31 di Unifil, gestita dal contingente italiano, proprio a ridosso della collina di
Labbune. Gli israeliani hanno tentato di penetrare in territorio libanese con una fila di carri armati. Hezbollah ha affermato di aver colpito due tank nemici e le tv libanesi hanno a lungo trasmesso immagini di colonne di fumo dalla zona poco prima degli spari di Israele alle basi Onu.
“I soldati dell’esercito israeliano – afferma Tenenti – hanno sparato contro la posizione 1-31, colpendo l’ingresso del bunker dove i caschi blu si stavano rifugiando”. In questo altro attacco sono stati danneggiati “veicoli e un sistema di
comunicazione”. Poco prima era “stato osservato un drone dell’esercito israeliano volare all’interno della posizione Onu
fino all’ingresso del bunker”, ha detto Tenenti. “In questo momento l’unica cosa che possiamo fare è proteggerci”, hanno commentato fonti militari italiane in Libano. “Quando gli spari nella base sono arrivati eravamo nei bunker. Restiamo nelle nostre basi a fare il nostro dovere, nel perimetro della nostra sicurezza, fin quando ci sarà consentito dall’Onu e dalla Difesa”, hanno aggiunto.
Stefania Losito