La Corte di Cassazione ha annullato la condanna a 20 anni di carcere inflitta al boss di Bari, Filippo Capriati. I giudici hanno confermato la tesi dell’accusa, per cui Filippo Capriati era il capo dell’omonimo clan, escludendo, però, che si fosse formata un’associazione mafiosa finalizzata al traffico di droga. Pertanto, la pena dovrà essere rideterminata dalla Corte di Appello di Bari. Diventano definitive le condanne ad altri 11 imputati, tra cui Pietro Capriati, fratello di Filippo, a 10 anni e 8 mesi di reclusione. Il gruppo avrebbe influito sull’operatività della cooperativa Ariete, che gestiva la viabilità all’interno del porto di Bari. Per questo, è stato disposto il risarcimento del danno nei confronti della cooperativa, da quantificare in sede civile. Ad altri affiliati, invece, sono contestate diverse estorsioni ai commercianti del mercato di Santa Scolastica, cui sarebbe stato imposto, nel periodo natalizio, di acquistare la merce da rifornitori vicini al clan Capriati.
Michele Paldera