
Una lettera firmata da una dozzina di Paesi dell’Unione europea per chiedere alla Commissione europea e alla presidenza di turno slovena dell’Ue fondi per la costruzione di un muro anti-migranti. Ma arriva lo stop di Bruxelles. “Siamo di fronte a un certo degrado morale che mette seriamente in pericolo i valori della democrazia europea”, commenta il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, in un’intervista a La Repubblica. “L’Unione non può diventare una fortezza contro la povera gente che scappa per la guerra, la fame o da regimi infami – sottolinea – proteggere i nostri confini, specie quando sono minacciati da regimi autoritari, è un dovere nei confronti dei nostri cittadini, ma alzare muri contro persone disperate sarebbe rinnegare i nostri valori e perdere la nostra umanità”. Il documento è stato firmato dai ministri dell’Interno di Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Ungheria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia e Slovacchia.
L’unica soluzione, per Sassoli, è “una politica comune europea che salvaguardi il diritto d’asilo e regoli i flussi migratori. I Paesi di frontiera non possono essere lasciati da soli a gestire questi fenomeni e ne sa qualcosa anche l’Italia”. Comunque “davanti a un muro, non sparisce l’immigrazione, cambiano soltanto le rotte. Occorre assumere le frontiere esterne come frontiere di tutti e lavorare per soluzioni comuni”.
Per il presidente del Parlamento europeo è “preoccupante” la decisione della Corte polacca di rigettare il principio della supremazia dei trattati europei sulla legge nazionale e sottolinea che “la supremazia dei trattati europei è indiscutibile. E aggiunge: “Dev’essere chiaro che il primato del diritto europeo sul diritto nazionale non può essere messo in discussione”.
L’Unione “ha già avviato” la procedura di attivazione dell’art. 7, che di fatto sospende l’adesione all’Ue, nei confronti della Polonia: “La Commissione è impegnata in un negoziato con le autorità polacche proprio sui principi fondamentali, il cui mancato rispetto rischia di bloccare l’approvazione del piano di ripresa della Polonia”.
Stefania Losito