Insieme a un complice avrebbe provato a rapinare la vittima 69enne, che avrebbe reagito per difendersi
Un uomo di origini albanesi, Mecaj Paulin, 31 anni, è stato fermato e condotto in carcere a Lecce nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Giovanni Caramuscio, il 69enne funzionario di banca ucciso a Lequile nella notte mentre stava prelevando soldi dal bancomat.
L’uomo è accusato di essere l’autore materiale dell’omicidio. Sarebbe stato trovato in possesso di una pistola calibro 9 con matricola abrasa. Fondamentale la testimonianza di un cittadino che avrebbe raccontato ai carabinieri di aver visto un uomo buttare una busta nei pressi del pozzo che si trova in un terreno adiacente l’abitazione dell’albanese. Durante la perquisizione dei militari, il fermato avrebbe tentato di nascondere l’arma in una pianta ornamentale.
Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri grazie al racconto della moglie di Caramuscio, che ha assistito all’omicidio, e alle telecamere di videosorveglianza della zona, quando il 69enne si è avvicinato allo sportello bancomat, due persone con i volti coperti da mascherine e il cappuccio calato sul capo sono sbucate dall’ombra e lo hanno aggredito alle spalle. Minacciandolo con la pistola hanno cercato di costringerlo a prelevare il massimo del contante possibile, ma l’uomo ha reagito.
Probabilmente, con un gesto istintivo di difesa, Caramuscio potrebbe aver spintonato uno dei rapinatori, mentre l’altro avrebbe sparato diverse volte raggiungendo l’ex bancario con due colpi mortali al torace. Entrambi i malviventi sono poi fuggiti a piedi. Dall’esame dei filmati delle telecamere, tra cui quella dell’istituto di credito, si vede come i due rapinatori si erano nascosti dietro uno degli angoli dell’edificio che ospita la banca, in attesa di sorprendere la prima persona che si sarebbe avvicinata al bancomat. Il destino ha voluto che fosse Giovanni Caramuscio, che stava tornando a casa a Monteroni con la moglie dopo essere stato a cena in famiglia.
Gianvito Magistà