I disturbi del comportamento alimentare sono in aumento e i dati parlano di bambini e bambine che si sentono diversi dagli altri e npn trovano altro modo di esternare il loro malessere se non con il cibo.Ragazze e ragazzi che poi attraversano la fdase della vergogna per il loro star male el amalattia di cui soffrono. Ambra Angiolini, 43 anni, ha scritto “InFame”, il libro in cui ha voltuo racocntare la sua storia di bulimica e con molto coraggio spera di aiutare chi ne soffre.
Certo non deve essere stato facile per Ambra mettersi a confronto con la sua parte ombra, che nel libro chiama “Elettra”. Ambra non crede di essere stata così coraggiosa, come lei stessa rivela in una intervista a La Repubblica curata dalla scrittrice Michela Marzano. Dice Ambra: “Non credo di essere stata così coraggiosa. In fondo, in questo libro, voglio solo dire che sono una tra le tante che si è ammalata, e che non c’è nulla di cui ci si debba vergognare. E poi, anche se racconto tutto, non mi piango mai addosso. Credo che il mio libro sia anche pieno di leggerezza e di ironia”.
Nel racconto Ambra spiega di aver individuato il suo senso di colpa che la muoveva verso lo sfogo sul cibo: “C’era quel “troppo” di cui non sapevo cosa fare. Sentivo “troppa roba” dentro e non capivo dove metterla. E poi quel grido: “Ancora!”. Anche se è proprio questa voglia di fare che mi ha poi sempre spinto ad andare avanti”.
Fondamentale per capire la sua storia, e il suo insegnamento, è il racconto del suo sentire durante le sue gravidanze: “Quando ero incinta, ero piena, sazia. Dentro la mia pancia c’era una persona che non diceva mai “ancora!”. L’ancora è diventato “amore”. Ma adesso basta parlare di me, non è questo che mi interessa. Vorrei che, in Italia, si prendesse consapevolezza di questa macchia nera costante sul futuro. Se i più giovani soffrono, è il futuro del nostro Paese che rischia di essere compromesso. Se penso al domani, penso ai giovani; come faremo domani se non li curiamo oggi?”.
Ambra ha le idee chiare su come dovrebbero esser ecurati i giovani: “Creando strutture adatte. È quello che sta cercando di fare Simona Tironi, la vice presidente della Commissione Sanità della Regione Lombardia, con la quale collaboro. È lei la prima firmataria di una legge che prevede l’istituzione di una rete regionale per la cura dei Distubi del comportamento alimentare, la creazione di una cabina di regia, il rafforzamento di interventi ambulatori per le diagnosi precoci, la creazione, in ogni ospedale, di reparti specializzati. Ti sembra possibile che le persone bulimiche e anoressiche siano ricoverate in centri di salute mentale insieme agli altri pazienti psichiatrici? Questi centri non sono adatti a chi soffre di Dca».
Per Ambra è fondamentale che si smetta di parlare solo del corpo, bisognerebbe smetterla con “le stupidaggini che si dicono sul corpo, sul peso, sul body positive e sulle modelle. Basta parlare sempre e solo di corpo! Anoressia e bulimia non sono capricci, non c’entrano nulla con l’estetica. Basta con tutti questi pregiudizi che cancellano le voragini di problemi che i più giovani si portano dentro E poi basta, soprattutto, con le categorie. Le categorie sono gabbie. E chi nelle categorie non c’entra, che fa? E se il problema fosse proprio l’esistenza di queste gabbie? Adesso che con la pandemia, il lockdown e la Dad sono aumentati del 30% i casi di ragazze e ragazzi malati, l’allarme è alto. Tutti ne parlano, tutti si preoccupano. E poi? C’è il rischio che, col tempo, tutti se ne dimentichino. Esattamente come con il terremoto dell’Aquila?”.