Domenica c’è la Svizzera
L’Italia di Mancini puntuale come un orologio svizzero anche nella routine. Il pari con la Bulgaria ha confermato sia lo spessore tecnico degli azzurri campioni d’Europa, che le difficoltà negli appuntamenti settembrini. Con “il Mancio” in sella, alla fine dell’estate, l’Italia ha vinto una sola volta, pareggiando i tre restanti incontri disputati.
E’ una nazionale che vive di ricordi (Wembley è sempre verde ); di record, eguagliato il primato della Spagna ( 35 risultati utili consecutivi ), ma anche di paure e vecchi spettri che si allungano. La parola mondiale incute timore. E’ associata al fallimento russo del 2018. E l’1 – 1 contro la Bulgaria complica il cammino verso il Doha. In Quatar volano le prime di ogni girone; le dieci seconde si contenderanno il pass agli spareggi. L’Italia conduce a 10 punti, quattro in più della Svizzera. Basterebbe per respirare e abbassare i battiti cardiaci, se non fosse per le due gare in meno degli elvetici, avversari domenica prossima.
Arrivano in soccorso le notti inglesi. Agli europei, non c’è mai stata partita. Un precedente incoraggiante e leggermente fuorviante. Ogni partita è una storia a sé. Si basa su momenti ed episodi che ne condizionano l’esito. L’unica arma sempre vincente è la fame, la furia agonistica. Ciò che a tratti è mancato contro la Bulgaria, tra imprecisioni sotto porta e leggerezze in difesa. Cosa frulla nella mente del c.t è difficile da interpretare. Per uscire dall’impasse, Mancini si appella ad una sola dea, quella del talento. Protettrice, nella specie, dei piedi fatati. Così ha risollevato un gruppo piegato dalla delusione post Svezia. Potrebbe ancora farvi ricorso e superare la prima breve crisi di identità. Uno stimolo per i giovani – veterani in formazione. Una speranza per il tandem Scamacca – Raspadori, pronto alla staffetta per rimpiazzare un affaticato Immobile.
Michele Paldera
credits, foto da profilo ufficiale Facebook FIGC