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Mafia garganica, due arresti per estorsione agli agricoltori del Foggiano

Avrebbero imposto a una ventina di agricoltori del Gargano il loro servizio di mietitura salvo poi, in caso di rifiuto da parte delle vittime, attuare pesanti ritorsioni come l’incendio dei campi. Due foggiani sono stati arrestati dai carabinieri di San Marco in Lamis, nel foggiano, con l’accusa di estorsione. Uno dei due è Luigi Ferro 52enne ritenuto dagli inquirenti elemento di spicco della mafia garganica, finito in carcere, mentre l’altro, un 50enne titolare di una ditta del nord del Gargano, è ai domiciliari.
Le indagini, coordinate dalla procura di Foggia, sono partite dopo la strage di San Marco in Lamis del 9 agosto del 2017 in cui furono uccisi il boss Mario Luciano Romito, il cognato Matteo de Palma e due innocenti, gli agricoltori Aurelio e Luigi Luciani. Durante un servizio di controllo gli investigatori, nell’abitazione di pregiudicato di San Marco in Lamis, trovarono due block-notes in cui erano annotati nomi e cifre che si riferivano alle pesature della raccolta di cereali.
Sono venti gli agricoltori che avrebbero subito le pressioni dei due arrestati anche se gli inquirenti non escludono che il
numero delle vittime delle estorsioni possa essere superiore. Secondo quanto emerso dalle indagini i due avrebbero costretto gli agricoltori, proprietari di terreni in località Brancia, nelle campagne di San Severo, ad effettuare la mietitura da una ditta da loro controllata: inoltre parte del guadagno, hanno spiegato gli investigatori, andava a Ferro. Se rifiutavano subivano danneggiamenti ai mezzi e a volte, anche l’incendio dei loro terreni. Nessuna altra ditta – hanno spiegato gli investigatori – poteva lavorare in quel territorio perché costretta a fuggire per paura di subire danneggiamenti”. Inoltre i due indagati, sempre secondo gli investigatori, costringevano le vittime a custodire i mezzi nei loro capannoni dietro somme che andavano dai dai mille ai 4mila euro l’anno. Le indagini hanno anche accertato che numerosi agricoltori sono stati costretti a far pascolare, nei propri terreni, gli animali di proprietà di uno degli indagati a titolo gratuito, oltre ad essere obbligati a consegnargli parte del raccolto senza alcuna altra lecita motivazione, nonché cedere gratuitamente la paglia che rimaneva sul terreno al termine della mietitura. 

Stefania Losito

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