Le esplosioni dei walkie-talkie e dei cercapersone di Hezbollah, che hanno provocato almeno venti morti, anche tra i civili, rappresentano “un atto di guerra” da parte di Israele e “una dichiarazione di guerra contro la sovranità del Libano”. Lo ha dichiarato, durante il suo discorso televisivo, il leader degli Hezbollah libanesi, Hassan Nasrallah. “Il nemico israeliano”, ha sottolineato, “ha preso di mira migliaia di cercapersone e ha così violato tutte le leggi. Ha superato tutte le linee rosse”. Il leader di Hezbollah ha poi aggiunto che il fronte libanese “rimarrà aperto finché non finirà l’aggressione di Israele contro Gaza”. “Ciò che è accaduto martedì e mercoledì”, ha promesso, “incontrerà la giusta punizione e una resa dei conti difficile, ma non parlerò di tempo o luogo”. Parole che di fatto ribadiscono come Hezbollah non intenda, per il momento, annunciare un’escalation militare nei confronti di Israele.
Durante il discorso di Nasrallah, secondo i media libanesi, si è registrata un’intensa serie di attacchi aerei israeliani nella zona Sud del Paese. Uno scenario confermato anche dalle forze di Difesa israeliane. Intanto il capo di Stato maggiore di Tel Aviv, Herzi Halevi, ha approvato i piani di battaglia per il fronte settentrionale. Secondo i media israeliani, il premier Netanyahu ha condotto una valutazione della situazione presso la sede del ministero della Difesa in seguito al discorso di Nasrallah.
Vincenzo Murgolo