Nuova stretta sui richiedenti asilo per scoraggiare le partenze dal Nord Africa: il governo di Giorgia Meloni conferma la linea dura nel contrasto all’immigrazione irregolare e presenta in Senato due maxi-emendamenti al decreto Cutro che punta a limitare il regime di protezione speciale per chi sbarca nelle coste italiane. L’esecutivo, che sui migranti ha dichiarato lo stato d’emergenza, ha sollevato le critiche della Conferenza episcopale italiana (Cei). Secondo il presidente, il cardinale Zuppi, l’emergenza vera è a Lampedusa, e già da mesi: “Anche in situazioni con più di 170mila ingressi l’anno come nel 2014 non è stata dichiarata l’emergenza”, ha ricordato il presidente della Cei. Zuppi ha bocciato anche la scelta di stringere le maglie della protezione speciale, sollecitando invece ad applicare bene “quella normale”.
Con il moltiplicarsi degli arrivi dal Nord Africa (+300% nei primi mesi del 2023 rispetto all’anno scorso), il governo ha
deciso di adottare nuovi strumenti di deterrenza attraverso due maxi-emendamenti al dl Cutro. Tra le misure, c’è anche quella già contenuta nei drecreti sicurezza firmati da Salvini durante il governo Conte I, quand’era ministro dell’Interno: si vuole escludere la possibilità di ospitare i richiedenti asilo nella rete del sistema di accoglienza ed integrazione gestita con i Comuni. Così i migranti dovranno andare nei centri di accoglienza per “stranieri irregolari” e negli hotspot, fino alla decisione sulla richiesta d’asilo. Quanto a Lampedusa, dove si concentrano gli arrivi, è stato proposto un collegamento marittimo in più per garantire il trasferimento di almeno 400 migranti al giorno dall’isola a un porto della Sicilia meridionale. Mentre fino al 31 dicembre 2025 il ministero dell’Interno potrà avvalersi della Croce rossa italiana per la gestione dell’hotspot.
Il nuovo decreto dovrebbe essere esaminato in aula al Senato tra il 18 e il 20 aprile, prima del passaggio alla Camera per l’ok definitivo.
A Roma resta aperto il canale con la Tunisia, con due obiettivi bilaterali: “rafforzare il contrasto ai trafficanti di esseri umani” e alimentare i canali legali, ha riferito il ministro degli Esteri Antonio Tajani dopo un incontro con il collega tunisino Nabil Ammar. Annunciando che a breve arriveranno in Italia “4mila lavoratori formati in Tunisia”. Da Bruxelles, intanto, arriva una sponda al dossier migranti: la Commissione ha annunciato di aver “iniziato a lavorare ad un nuovo programma regionale contro il traffico di migranti in Nord Africa”. Con “attività specifiche contro il contrabbando, in particolare in Marocco, Egitto e Tunisia”. La commissaria all’Interno Ylva Johansson volerà a Tunisi a fine aprile per discuterne.
GIORGIA MELONI IN ETIOPIA – Sostegno al processo di pace e aiuti umanitari. Cooperazione per lo sviluppo dell’industria e delle infrastrutture e gestione dei migranti. Giorgia Meloni rilancia la presenza dell’Italia nel Corno D’Africa e sarà per due giorni in missione ad Addis Abeba, prima leader di un paese occidentale, sottolineano dal governo, a sbarcare in Etiopia dopo la fine delle ostilità in Tigray.
La visita si inquadra in quel Piano Mattei di sostegno allo sviluppo “non predatorio” ai Paesi africani, al centro della politica estera del governo. In chiave energetica ma, soprattutto, in chiave migratoria. A quella della premier seguirà anche una missione imprenditoriale – come promesso nel bilaterale a Roma – proprio per sostenere l’Etiopia nel programma di riforme e di trasformazione economica, mettendo a disposizione, spiegano dall’esecutivo, la competenza delle imprese italiane e favorendo il re-impegno nei fori competenti.
Rafforzamento delle relazioni bilaterali e un segno concreto dei legami storici e solidi tra i due Paesi, sottolineano fonti
italiane, sono tra i principali obiettivi della missione cui seguirà, tra gli impegni dell’Italia per il Corno d’Africa, la
co-presidenza insieme alle Nazioni Unite della conferenza dei donatori a New York, il 24 maggio. Oltre alla cooperazione bilaterale per lo sviluppo e la stabilità dell’area, al centro dei colloqui con il primo ministro etiope – che Meloni incontra per la terza volta, dopo Roma e la Cop27 di novembre – ci sarà proprio la gestione dei migranti in un Paese che è già destinatario del decreto flussi di fine 2022 e che rappresenta uno snodo per i flussi che attraversano le frontiere orientali verso il Sudan fino alla Libia, e di lì verso l’Italia. Una questione, come dicono nell’esecutivo, prioritaria per l’interesse nazionale è quindi la “stabilità e integrità” dell’Etiopia, che ospita 823mila rifugiati e 4,2 milioni di sfollati.
La premier si occuperà anche dell’emergenza umanitaria della Somalia, prima in un colloquio con il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud che poi sabato si allargherà ad un trilaterale Italia-Etiopia-Somalia. Meloni al suo arrivo ad Addis Abeba vedrà anche il presidente dell’Unione Africana Moussa Faki.
Stefania Losito