Tra gli indagati il sindaco, in manette ex assessore
Presunte tangenti pagate per appalti ottenuti dal Comune. A Molfetta, nel Nordbarese, la Guardia di Finanza ha eseguito 16 misure cautelari (10 in carcere e 6 agli arresti domiciliari) nei confronti di altrettanti soggetti. Tra gli indagati figura il sindaco Tommaso Minervini, accusato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, che però non è tra i destinatari della misura cautelare. L’inchiesta ha messo in luce un sistema basato su presunti accordi corruttivi tramite i quali svariati appalti pubblici del Comune venivano affidati da pubblici ufficiali ritenuti compiacenti a una cerchia ristretta di imprenditori, in cambio di denaro e altre utilità (smartphone, computer e lavori privati). Numerosi gli appalti finiti sotto la lente degli investigatori: i lavori di riqualificazione delle strade (asfalti e basolati) e delle piazze Immacolata e Aldo Moro, la messa in sicurezza delle ciminiere dell’ex cementificio, la progettazione del nuovo teatro comunale, la ricostruzione della scuola per l’infanzia Gianni Rodari, i lavori di riqualificazione della biblioteca comunale e della Cittadella degli Artisti, la realizzazione del nuovo stadio di atletica leggera. Secondo la Procura di Trani, tra luglio 2018 e agosto 2020, il Comune avrebbe proceduto indebitamente agli affidamenti diretti senza fare le gare, favorendo imprenditori “amici”, in cambio di denaro e favori. Complessivamente gli indagati sono 41, dei quali 34 sono persone fisiche e 7 società. I reati contestati a vario titolo sono turbativa d’asta, corruzione, falso, depistaggio e peculato.
In carcere sono finiti l’ex assessore comunale ai lavori pubblici Mariano Caputo e l’ex consigliera comunale Anna Sara
Castriotta, il funzionario comunale Orazio Lisena e sette tra imprenditori e progettisti: Riccardo Di Santo, Andrea Ladogana, Valerio Di Gregorio, Domenico Tancredi, Paolo Conforti, Francesco e Pasquale Ieva. Agli arresti domiciliari il
presidente della commissione di gara di uno degli appalti pilotati, Vincenzo Manzi, e altri 5 tra imprenditori e dipendenti delle aziende coinvolte: Francesco Sancilio, Mauro Giancaspro, Michele Palmiotti, Maurizio Bonafede, Vito De Robertis.
La sistematicità delle condotte delittuose è emersa anche dalle modalità relative al pagamento delle presunte tangenti, documentate con operazioni di intercettazioni ambientali audio-video: l’imprenditore di turno, una volta salito a bordo dell’autovettura del funzionario arrestato, senza proferire parola, lasciava la busta con i soldi all’interno del vano portaoggetti o nelle mani del medesimo. “Singolare il fatto che le condotte siano state poste in essere anche durante il primo lockdown nazionale”, si legge nel comunicato delle Fiamme gialle di Bari.
Stefania Losito