“Mambo salentino”, “Karaoke”, “Per un milione”, “Non ti dico no”, sono solo alcune delle hit che hanno macinato dischi d’oro e ascolti da capogiro. Ma i Boomdabash arrivano da lontano, e ci tengono a ribadirlo. Lo fanno con “Don’t worry (Best Of 2005-2020)”, una raccolta di 22 brani che ripercorre 15 anni di carriera e conta anche tre inediti (il primo dei quali da’ il titolo al cofanetto), in uscita l’11 dicembre su etichetta Soulmatical Music/Polydor (Universal music Italy).
Racconta la band: “Nel cassetto abbiamo tante di quelle canzoni che avremmo potuto benissimo far uscire un disco di inediti, ma volutamente invece ci siamo dedicati a un Best of. Un viaggio musicale nei
momenti clou della nostra carriera non solo per chi gia’ ci conosce, ma soprattutto per chi ci ha scoperto da poco. E’ il modo di far scoprire chi sono i Boomdabash prima dell’era dei tormentoni”. Quei brani che ormai da qualche anno sono la colonna sonora dell’estate, anche grazie a duetti vincenti come quelli con Loredana Berte’, Alessandra Amoroso, J-Ax, Rocco Hunt e allo zampino di Ketra, uno dei quattro componenti del gruppo, che nel progetto parallelo con Takagi forma la coppia d’oro dei produttori italiani (“Siamo due squadre diverse che pero’ giocano nello stesso campionato”).
“Ma non scriviamo mai un pezzo con l’idea di farne un tormentone, se parti cosi’ di sicuro non potra’ esserlo”, spiegano, nella speranza pero’ che la loro Don’t worry possa risuonare con forza durante le feste di Natale, quest’anno quanto mai destinato a essere vissuto senza la solita frenesia.
“E’ un inno di speranza, un invito a restare con la schiena dritta, piuttosto distante dalle nostre produzioni consuete, che e’ facile associare al periodo che stiamo vivendo. In realta’ e’ stato scritto un anno fa, ma le suggestioni intorno l’hanno portata a essere un brano per Natale”.
Oltre a Don’t worry, nella raccolta ci sono altri due inediti: Marco e Sara e Nun Tenimme Paura, un pezzo scritto e cantato con il napoletano Franco Ricciardi, “che come noi ha un’attitudine molto popolare, di quartiere”. E il brano e’ un modo per raccontare il gruppo pugliese, nato a Mesagne, nel brindisino. “E’ il nostro primo pezzo autobiografico. Non abbiamo mai parlato da dove veniamo, chi eravamo prima di tutto
cio’: da una realta’ del sud molto complicata dove la Sacra Corona Unita dettava legge e il coprifuoco c’era gia’ negli Novanta e non solo ora, da famiglie molto umili, in un contesto nel quale non era semplice esprimersi ed era facile prendere la strada sbagliata. Mattone su mattone abbiamo realizzato il nostro sogno di musica, la nostra via d’uscita. E a tutti i giovani diciamo: provateci sempre e difendete la vostra terra”. Perche’ i Boomdabash non rinnegano le loro origini, anzi. “Il Sud e’ come una vera e propria mamma che ci ha tirato su e ci ha reso un po’ piu’ sgamati”.
E a guardarsi indietro, nessun rimpianto. “Se ci guardiamo alle spalle rifaremmo tutto quello che abbiamo fatto fino qui. Sono stati 15 anni intensi, pieni di gioia e di molti sacrifici.
La musica ci ha dato la forza di superare molte difficolta’ e per questo non l’abbiamo mai abbandonata”. L’unica paura e’ che prima o poi le luci si spegneranno “e le nostre vite torneranno alla normalita’. Per non perdere tutto questo continuiamo con la stessa passione e con lo stesso spirito di sacrificio che abbiamo sempre avuto”.
Nell’attesa di poter tornare a suonare dal vivo (anche al San Paolo con Gigi D’Alessio, “il nostro primo stadio”, scherzano), i Boomdabash si stanno dedicando anche a collaborazioni con altri artisti e “da febbraio in poi saremo in piu’ dischi”, annunciano.
Angela Tangorra