“Raccontiamo i nostri 20 anni. Per parlare ai nostri coetanei, ma anche alle persone piu’ grandi di noi”. I Maneskin tornano dopo un periodo di silenzio e alcuni mesi passati a Londra, con un nuovo brano dal titolo”Vent’anni”, che esce il 30 ottobre e si preannuncia come primo passo per nuovi progetti e per una nuova fase artistica.Spiegano i ragazzi che è un brano “per accorciare il gap generazionale, portando
alla luce emozioni e sensazioni che sono universali e possono accumunare tutte le generazioni”.
Scritta dai Maneskin (che partiti dalle esibizioni in strada nella capitale sono arrivati in vetta alle classifiche e conquistato un doppio disco di platino con l’album di debutto “Il ballo della vita”) e prodotta con Fabrizio Ferraguzzo, “Vent’anni” e’ una rock ballad scritta in forma di lettera aperta in cui si intrecciano i pensieri di Damiano con quelli del suo alter ego piu’ maturo. “Ho scritto quello che io stesso avrei voluto sentirmi dire da qualcuno piu’ adulto ora che ho vent’anni – racconta Damiano, idolo delle ragazzine, che rifiuta le definizioni di genere date solo dall’abbigliamento o dalla scelta di mettere lo smalto o il kajal. Parole rivolte ai coetanei, ma che fanno ricordare anche a chi ventenne non lo e’ piu’ quanto “fara’ male il dubbio di non essere nessuno”, quanto a quell’eta’ faccia paura, ma allo stesso tempo sia naturale
sbagliare, spinti dal desiderio di fare qualcosa di grande perche’ “sarai qualcuno se resterai diverso dagli altri”.
A firmare la campagna di lancio del brano, nato durante il lockdown, il fotografo Oliviero Toscani che ha ritratto i quattro ragazzi nudi e stretti in un abbraccio. “Volevamo rappresentare l’amore privo di sovrastrutture e pregiudizi – spiega Victoria -. La liberta’ sessuale e del proprio corpo, per
essere se stessi”.
Quattro ragazzi con le idee molto chiare e una solida formazione musicale, nata dall’ascolto di Led Zeppelin, David Bowie, Genesis, Pink Floyd. “Gente seria. Siamo stati molto influenzati dagli anni Ottanta e come gruppo cerchiamo di tornare a un suono analogico, diverso da quello che va oggi di moda”, spiega Victoria. “Abbiamo voglia di fare qualcosa che vada oltre il profitto, non vogliamo essere di passaggio, ma
fare qualcosa di significativo in questa vita. Lasciare il segno”, concordano. “Se non fossimo riusciti a fare i musicisti, la nostra vita sarebbe stata vuota, ma per nessun di noi era contemplato un piano B. Siamo andati all’all-in e per fortuna avevamo un poker d’assi”.
Angela Tangorra