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Ex Ilva, obbligo di dimora per l’ex procuratore Capristo

L’inchiesta della procura di Potenza ha portato anche all’arresto dell’avvocato Pietro Amara

Presunti favori illeciti relativi a procedimenti che riguardavano l’ex Ilva di Taranto. È l’accusa in base alla quale i magistrati di Potenza hanno disposto l’obbligo di dimora a Bari per l’ex procuratore di Trani e Taranto, Carlo Maria Capristo. Secondo gli inquirenti, avrebbe favorito illecitamente l’avvocato Pietro Amara, arrestato stamattina nell’ambito della stessa inchiesta, quando questi era consulente dell’Ilva in amministrazione straordinaria. Capristo era stato arrestato a maggio dello scorso anno per concussione e da agosto era in libertà. L’avvocato Amara è invece noto per le sue dichiarazioni sul falso complotto Eni e sulla presunta esistenza della loggia massonica Ungheria. Arrestato anche il poliziotto Filippo Paradiso, ritenuto dagli inquirenti il tramite tra Capristo e Amara. Ai domiciliari l’avvocato di Trani, Giacomo Ragno, e Nicola Nicoletti, consulente dei commissari dell’ex Ilva dal 2015 al 2018.

Amara e Paradiso, si legge nell’ordinanza, avrebbero messo in atto “un’incessante attività di raccomandazione, persuasione e sollecitazione” in favore di Capristo su “membri del Consiglio superiore della magistratura”, conosciuti “direttamente o indirettamente”, e su persone “ritenute in grado di influire su questi ultimi, in occasione della pubblicazione di posti direttivi vacanti d’interesse di Capristo, fra cui la Procura generale di Firenze, la Procura della Repubblica di Taranto e altri”.

L’accordo corruttivo tra Capristo e Amara, si legge nel provvedimento, ha avuto origine nel 2014, in concomitanza con la presentazione delle domande per il direttivo della Procura generale di Bari. Tra le accuse c’è anche quella di aver aggiustato, o tentato di aggiustare, procedimenti che riguardavano l’ex Ilva in cambio di favori. Nell’ordinanza si legge che, in merito all’incidente che nel 2016 è costato la vita all’operaio Giacomo Campo, Capristo avrebbe sollecitato i suoi sostituti “a provvedere con massima sollecitudine al dissequestro dell’altoforno”. L’ex procuratore, secondo i magistrati di Potenza, “gestiva, subito dopo l’incidente, i rapporti con la stampa (rientranti nei suoi compiti istituzionali secondo l’ordinamento giudiziario) in modo da fare intendere, sia pure implicitamente, ma univocamente, che l’Ilva, ovvero i suoi dirigenti, potessero essere stati vittime di attivita’ di sabotaggio in loro danno e comunque proponendosi quale garante delle politiche di risanamento ambientale poste in essere dall’Ilva e quindi dai Commissari straordinari”.

L’inchiesta vede coinvolti anche gli ex magistrati pugliesi, Michele Nardi e Antonio Savasta, già condannati in primo grado dal tribunale di Lecce rispettivamente a 16 anni e 9 mesi di reclusione e a 10 anni nel processo denominato ‘Giustizia svenduta’. La Procura di Potenza aveva chiesto il carcere per Nardi e i domiciliari per Savasta, ma il giudice per le indagini preliminari ha rigettato la richiesta per mancanza di attualità delle esigenze cautelari. Nardi, all’epoca in servizio all’ispettorato generale del Ministero, è accusato di aver “messo a disposizione di Capristo l’utilità consistente nel suo impegno a sostenerlo nella nomina a procuratore di Trani”, poi effettivamente avvenuta nel 2008, con un’attività di “raccomandazione, persuasione, sollecitazione nei confronti di chi era in grado di determinare la nomina”, ottenendo in cambio “stabile e permanente protezione dei variegati e illeciti interessi di Nardi in vicende processuali proprie e di suo interesse, nonché la protezione e copertura in favore dei sostituti Antonio Savasta e Luigi Scimè, con i quali Nardi aggiustava i processi”.

La Procura ha inoltre disposto il sequestro preventivo di 278mila euro nei confronti dell’avvocato Ragno, una cifra pari all’importo delle parcelle professionali pagate dai commissari dell’Ilva per gli incarichi ricevuti dallo stesso avvocato nel contesto del presunto patto corruttivo scoperto dagli investigatori, che hanno ascoltato circa 80 testimoni.

Nel comunicato del procuratore di Potenza, Francesco Curcio, si legge che la Guardia di Finanza e la Polizia hanno inoltre acquisito copiosa documentazione su indagini finanziarie e bancarie, ottenuta anche attraverso lo scambio di atti e informazioni con le Procure di Milano, Roma, Messina, Lecce e Perugia. “Sono anni che avevamo chiesto al Consiglio superiore della magistratura di intervenire sulla gestione Capristo a Taranto”. Lo ha dichiarato il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, ricordando di aver chiesto pubblicamente il 3 luglio 2019, “di valutare la sospensione dalle sue funzioni del procuratore Capristo perché alle riunioni in Procura sulla richiesta di patteggiamento nel processo ‘Ambiente svenduto’ partecipava anche l’avvocato Amara coinvolto nel processo Eni o sistema Siracusa, inchiesta che coinvolse il 2 luglio anche il procuratore Capristo”.

Stefania Losito

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