I ministri dell’Economia dell’Ue hanno raggiunto l’intesa sul nuovo Patto di stabilità in Europa. E arriva il via libera anche dell’Italia. Meloni parla di un “compromesso di buonsenso” che “risulta per l’Italia migliorativo rispetto alle condizioni del passato”. L’intesa, arrivata in zona Cesarini, è stata raggiunta in un Ecofin straordinario convocato in videocall dalla presidenza spagnola. L’Italia, fortemente critica fino ad una manciata di ore prima, ha condiviso l’asse Parigi-Berlino: il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in nome, appunto dello “spirito di compromesso”, si è detto d’accordo. “E’ una buona notizia per l’economia europea”, ha sentenziato il commissario Ue agli Affari Economici paolo Gentiloni.
Il nuovo patto di stabilità, frutto dell’ultimo lodo franco-tedesco nato nella cena di Parigi, è complesso: da un lato
mantenere una rigida sostenibilità fiscale, come chiesto da Berlino; dall’altro quello di non affogare la crescita tenendo
presente investimenti e interessi del debito, in particolare in un periodo transitorio triennale, dal 2025 al 2027. Il percorso di rientro strutturale del deficit – ovvero quello per arrivare sotto al tetto del 3% – per i Paesi come l’Italia ha un parametro fisso, lo 0,5% annuo. Ma la velocità della correzione può cambiare: un governo, è la novità dell’ultima ora, può chiedere, se vuole, alla Commissione di concordare una traiettoria tecnica che non blocchi gli investimenti e tenga conto dell’aumento degli interessi, secondo un modello molto simile a quello usato dall’esecutivo europeo con il Pnrr. Berlino, dal canto suo, ha ottenuto un dato chiave: la cosiddetta ancora di salvaguardia che obbliga i Paesi che sono già rientrati sotto la soglia del 3% ad arrivare all’1,5% del deficit/Pil per avere un cuscinetto anti-crisi. Ma, anche in questo caso, per i paesi con debito superiore al 90% del Pil c’è una exit strategy: ridurre il deficit dello 0,25% annuo su un totale di sette anni invece dello 0,4% su un totale di 4 anni.
Il ministro Giorgetti ha parlato di “Patto sostenibile”, che “contiene alcune cose positive e altre meno” e che ha “regole più realistiche di quelle attuali”. Nessuno, almeno a microfoni aperti, ha contestato il sì di Giorgetti. “Si è conclusa la
stagione del rigore”, ha sottolineato Antonio Tajani. La Lega ha espresso con chiarezza la sua soddisfazione.
L’accordo dell’Ecofin tuttavia non chiude la partita, che dovrà essere giocata a gennaio dal Parlamento europeo.
Il nuovo Patto “farà molto male” al nostro Paese, sostiene invece la segretaria dem Elly Schlein.
Sul fronte dei migranti, Consiglio, Commissione e Parlamento europei hanno trovato “l’accordo politico” per il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo Ue. “Solidarietà obbligatoria” verso i paesi come l’Italia, che ospita i naufraghi. Orban “respinge con forza” l’accordo e assicura che non farà entrare “nessun migrante” contro la sua volontà. Il premier ungherese potrà facilmente essere fedele alle sue dichiarazioni perché Il nuovo Patto non prevede ricollocamenti forzati ma contributi finanziari (20mila euro a persona) o “altre forme” per chi non accetta di aiutare gli altri Paesi ospitando fisicamente i migranti. Amnesty International è categorica: la riforma farà “arretrare la legislazione europea in materia di asilo di decenni” e porterà a “una maggiore sofferenza umana”. Il Patto, accusa Amnesty, “non sostiene concretamente Paesi come l’Italia, la Spagna o la Grecia, e invece di dare priorità alla solidarietà attraverso i ricollocamenti gli Stati potranno semplicemente pagare per rafforzare le frontiere esterne o finanziare Paesi al di fuori dell’Ue”.
I 20mila euro a migrante dovrebbero convergere in un fondo che servirà a mettere a terra iniziative sulla “dimensione esterna”, ovvero tutto ciò che può far diminuire gli arrivi alle frontiere dell’Ue. La nuova Procedura Rapida, che stabilirà chi ha diritto all’asilo e chi no, prevede poi che i migranti vengano ospitati in Centri di Permanenza senza avere accesso al territorio Ue. Per le Ong significa “detenzione” e quindi una riduzione ulteriore degli standard umanitari.
“L’intenzione è di consegnare al passato grandi tragedie come Moria, Calais e Lampedusa”, assicura il vicepresidente dell’esecutivo Ue Margaritis Schinas. “Grazie alla capacità di trovare il giusto equilibrio tra responsabilità e solidarietà siamo riusciti a portare avanti e concludere un negoziato che era fermo da anni”, ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “L’approvazione del Patto è un grande successo per l’Europa e per l’Italia, che ora potrà contare su nuove regole per gestire i flussi migratori e contrastare i trafficanti di esseri umani”. I negoziati, intanto, proseguiranno.
Stefania Losito