
Tra tagli, revisioni e rimodulazioni ammontano a ben 11 miliardi le riduzioni dei finanziamenti previsti per le grandi opere da realizzare con i fondi speciali europei del Pnrr: il costo complessivo degli interventi è passato da 82miliardi800milioni a 71miliardi400 milioni. Ma chi ci ha rimesso? Secondo una analisi del Servizio studi della Camera e degli esperti del Cresme (Centro di ricerche di mercato), anticipata dal Sole 24 Ore, il taglio ha riguardato il budget riservato al Sud. Il mezzogiorno, che deteneva il 48 per cento degli investimenti, è passato al 38 per cento mentre il Centro Nord adesso è destinatario del 60 per cento delle risorse. Insomma, mese dopo mese, secondo le dinamiche del Pnrr, i cui investimenti devono completarsi entro l’estate dell’anno prossimo, è il Nord a trarre vantaggio. Dei finanziamenti previsti al Sud 9,4 miliardi sono stati tagliati alla linea ferroviaria di alta velocità Salerno Reggio Calabria, un miliardo al nodo ferroviario di Bari e 500 milioni al nuovo collegamento Palermo – Catania. Non si tratta di finanziamenti cancellati: saranno garantiti da altre fonti finanziarie ordinarie. Il governo ha preferito dirottare il denaro del Pnrr su opere i cui lavori sono in fase avanzata e che potranno essere ultimati nei termini previsti dall’Europa. E i cantieri, a quanto pare, corrono al Nord e non al Sud per colpa della burocrazia ma anche della complessità delle opere che al Sud riguardano tipologie come le linee ferroviarie che dall’avvio al taglio del nastro prevedono tempi di realizzazione superiori ai 13 anni. Infatti il divario Nord Sud emerge anche dall’analisi dello stato di attuazione degli investimenti: al Nord sfiora il 97 per cento, al Sud il 91 per cento. E’ innegabile che il Sud si sia trovato impreparato a gestire una massa di denaro imprevista come quella del Pnrr con uffici tecnici e capacità progettuale compromessi da anni di cattiva gestione e sottofinanziamenti. E adesso paga pegno.
Maurizio Angelillo