Sono ore concitate dalle parti del Quirinale. Sono ore di trattative, accordi, nomi e posizionamenti. Non solo per l’elezione del presidente della Repubblica ma anche per il futuro Governo, quello dopo Draghi, specie se il premier dovesse decidere di salire al Colle. Ieri, mentre era in corso la prima votazione per il presidente della Repubblica, e mentre Mattarella traslocava da Palermo nella sua nuova casa in affitto a Roma, fuori dall’Aula di Montecitorio si giocava la partita a scacchi per non far mangiare i nomi e non far perdere i pezzi. Prima Draghi ha voluto vedere o sentire i leader dei partiti di maggioranza, poi questi si sono incontrati tra di loro per cominciare il confronto. “Si è aperto un dialogo”, recita la nota congiunta (per la prima volta) di Letta (Pd) e Salvini (Lega). Poi Conte è apparso ottimista. Soprattutto quando dal centrodestra è spuntato il nome di Franco Frattini, ex ministro degli Esteri, forzista, attuale presidente del Consiglio di Stato. L’uomo della mediazione proprio nel Conte I, quando si schierò a favore dell’ex premier che aveva chiesto lo stop delle sanzioni Ue a Mosca. Il nome di Frattini lo fa proprio Salvini, che non ritiene di dover spostare Draghi da Palazzo Chigi, al contrario di Pd e Movimento 5 Stelle che non disdegnano l’ipotesi. Tra gli altri nomi possibili, che perciò rischiano di essere bruciati come spesso capita, c’è quello della Casellati, presidente del Senato, o di Casini, che però non è simpatico al suo stesso partito (democratico), e che piace forse di più – ma non troppo – al centrodestra. Non è mai tramontata l’ipotesi di Pera, Letta (Gianni) o della Moratti, ma quel nome che salta fuori dal cilindro, quasi inaspettatamente, è proprio quello di chi si sta facendo portavoce, con Salvini, del centrodestra unito (Meloni a parte): Antonio Tajani. Certo, se restasse Mattarella, sarebbe tutto molto meglio, tanto per traghettare l’Italia verso la scadenza della legislatura, senza forzare la mano, e garantendo stabilità in Italia e fuori. Sì, perché di tutti questi nomi, degli accordi, delle trattative, la notizia è che se ne sta facendo carico proprio Mario Draghi, che ha anche l’incombenza di rassicurare l’Europa su qualsivoglia spostamento si verifichi in Italia. La paura dell’Ue, è che l’Italia torni nello sbando, che non saldi i debiti del Pnrr, o che non guidi più i Paesi come è riuscito a fare Mario Draghi, da buon ex presidente della Banca centrale europea.
Oggi ancora giornata di incontri (si attende quello di Letta e Salvini) e, certo, di votazioni. Mattarella prosegue il suo trasloco e torna a Roma nella sua nuova casa (o forse no?). E si prevede una nuova fumata nera. Dalle 15, via al secondo giorno di scrutini per il Quirinale.
Stefania Losito