Da Laetitia Casta a Julia Roberts fino a George Clooney, i vip con il ‘sorriso cavallino’ o ‘gummy smile’, che scopre un po’ troppo le gengive, potrebbero avere problemi di salute dentale. E se per loro è una caratteristica distintiva, per chi si ritrova il sorriso gengivale dopo un impianto può diventare invece un serio problema. Oltre una persona su due ha infatti le gengive molto sottili e questo aumenta il rischio di risultati esteticamente sfavorevoli dopo un impianto, se questo non viene ben programmato ed eseguito, tanto che si stima che a 6 mesi da un intervento non preciso, il 60% dei pazienti possa ritrovarsi con un sorriso gengivale. Lo segnalano gli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP), sottolineando che un impianto posizionato male, per esempio, aumenta 14 volte la probabilità che il margine della gengiva si ritragga cambiando il sorriso. “Il sorriso gengivale, o cavallino, e’ una condizione di nascita per circa il 10-12% delle persone e si definisce tale quando sorridendo si scoprono oltre 3 millimetri di gengiva – osserva Francesco Cairo, presidente SIdP e Professore di Parodontologia dell’Università di Firenze -. Molti ci convivono senza farsene un cruccio, ma intercettando il problema durante la crescita lo si può efficacemente correggere, per esempio con semplici interventi poco invasivi di gengivectomia per rimuovere e riposizionare il tessuto gengivale in eccesso, se questa è la causa dell’inestetismo. Si può intervenire anche in altri modi, per esempio con l’iniezione di filler o botulino per consentire al labbro superiore di coprire di più la gengiva, ma con effetti di durata limitata che svaniscono dopo 6 mesi. Peraltro, con il passare degli anni in alcuni casi il problema si risolve da sé, perché il labbro più cadente torna a nascondere la gengiva. Un sorriso perfetto non scopre oltre 3 millimetri di gengive a partire dal bordo del labbro superiore, che devono essere sane, rosee e uniformi”.
Stefania Losito