E’ stata liberata e sta bene Silvia Romano, la giovane di 24 anni cooperante milanese sequestrata in Kenya. Lavorava per la onlus marchigiana “Africa Milele”. Un anno e mezzo fa ,il 20 novembre 2018, un commando armato fece irruzione nel villaggio di Chacama, a 80 chilometri a ovest di Malindi, dove era impegnata in un progetto di assistenza dei bambini di un orfanotrofio. Non si conoscono ancora le modalità della sua liberazione. La ragazza sarebbe stata liberata a 30 chilometri da Mogadiscio, capitale della Somalia, in condizioni estreme per via delle recenti alluvioni. Si sa che l’operazione è stata condotta dai servizi segreti italiani in collaborazione con quelli turchi e somali. Silvia rientrà domani in Italia con un aereo dei servizi italiani e atterrerà all’aeroporto di Ciampino. Il presidente del Copasir, la commissione parlamentare di controllo degli 007 italiani ha assicurato che “sta bene ed è in forma, provata ovviamente dallo stato di prigionia ma sta bene”. Il padre, Enzo Romano, non ha nascosto la sua immensa gioia: “Lasciatemi respirare, devo reggere l’urto. Finché non sento la voce di mia figlia per me non è vero al 100 per cento. Devo ancora realizzare, mi lasci ricevere la notizia ufficialmente da uno dei miei referenti”. A dare la notizia della sua liberazione è stato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, su Twitter: “Ringrazio – ha scritto il premier – le donne e gli uomini dei servizi di intelligence esterna. Silvia, ti aspettiamo in Italia”.
E’probabile che il suo rapimento sia stato messo a segno da una banda di criminali kenyoti e che sia stata ceduta poi a una banda somala, il che giustificherebbe il coinvolgimento dei servizi segreti somali. Il suo trasferimento, secondo le prime indagini che portarono all’arresto di tre presunti membri del commando, potrebbe essere stato organizzato da un gruppo islamista legato al Al-Shabaab.